Roma, Kolarov: un derby in serbo

Roma, Kolarov: un derby in serbo
Torna in anticipo per preparare al meglio il derby. Non una stracittadina qualsiasi ma un derby da ex. Nel pomeriggio di oggi, Kolarov sarà a Trigoria. La diplomazia...

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Torna in anticipo per preparare al meglio il derby. Non una stracittadina qualsiasi ma un derby da ex. Nel pomeriggio di oggi, Kolarov sarà a Trigoria. La diplomazia giallorossa, sommata ai buoni rapporti del difensore con la federazione serba, ha permesso infatti ad Aleksandar di non partecipare all'amichevole che la sua nazionale disputerà domani contro la Corea del Sud. E soprattutto di anticipare il rientro che altrimenti, come accadrà invece per il connazionale Milinkovic, sarebbe avvenuto soltanto giovedì. Il via libera del neo ct Krstajic è arrivato per il semplice motivo che sia il test con la Cina, vinto 2-0, che quello contro i coreani, servirà alla Serbia già qualificata ai mondiali per testare chi sinora ha avuto meno spazio in nazionale dove Kolarov, a 32 anni, è il leader indiscusso insieme a Ivanovic e Matic. Ex in un derby non è uno status che appartiene a molti calciatori a Roma. I pochi che hanno militato con le due maglie vengono ricordati dalle due tifoserie o con particolare amore oppure con grande acrimonia.

AMATI E ODIATI
Tra i più significativi che hanno giocato sia in giallorosso che in biancoceleste ci sono: Ziroli e il leggendario Bernardini negli anni '20, Pastore e Ferraris IV sul finire degli anni '30, Dagianti nel '42, Ferri nel 1948 (trasferimento che all'epoca divenne un caso visto che il difensore era considerato una bandiera laziale), Raggio di luna' Selmosson (unico calciatore nella storia a essere andato a segno nel derby romano con entrambe le maglie) e Zaglio negli anni 50'. L'elenco non finisce qui: D'Amato nel 1968, Sulfaro e Petrelli nel 72' (con il terzino che lascia la Roma per lo scarso feeling con Herrera e vincerà due anni dopo lo scudetto con Maestrelli, collezionando 22 presenze), sino ad arrivare ai più recenti' Cordova, Perrone (uno dei pochi a effettuare il passaggio diretto Lazio-Roma, in uno scambio con De Nadai, ma l'unico dopo appena una stagione a tornare nel club di provenienza), l'amato e odiato Manfredonia (capace con il suo arrivo di spaccare la curva Sud), Mihajlovic, Muzzi, Di Mauro, Di Biagio (il ct dell'Under 21 collezionò una presenza in biancoceleste), Fuser (capitano biancoceleste della prima Lazio cragnottiana), Siviglia e Peruzzi, forse uno dei pochi che nonostante il passaggio da un club all'altro, gode del rispetto (misto a rammarico sulla sponda giallorossa per la mancata carriera a Trigoria) di entrambe le tifoserie.
LO STACANOVISTA
Ora tocca a Kolarov. Chi lo conosce è certo che non si emozionerà. Sinora, dopo Alisson e Dzeko, è il calciatore che Di Francesco ha impiegato maggiormente, avendogli concesso riposo soltanto contro il Bologna e 16 minuti contro l'Udinese. Il terzino ha già sfondato il muro dei 1500 minuti stagionali, tra campionato (884), Champions (360) e impegni con la propria nazionale (360).
L'AFFARE

Per qualità-prezzo-impatto sulla squadra, è il miglior acquisto dell'ultimo mercato. Non solo giallorosso ma dell'intera serie A. Oltre alla perla confezionata allo Stamford Bridge, ha già regalato 4 punti alla Roma, 6 se si considera il rigore che si è procurato contro il Crotone. Nessun altro difensore nel nostro campionato è così determinante per la propria squadra. Al derby ha già lasciato il segno con la maglia della Lazio nel 1999 (rete del 4-2 nel successo biancoceleste). Ora gli piacerebbe eguagliare Selmosson. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero