Arrivati a questo punto, la Roma, messo in archivio il deludente risultato di Madrid, ha ancora molte probabilità di centrare la promozione agli ottavi. Può...
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SQUADRA DISORDINATA
Partita da nervi tesi. Ma, facciamoci a capire, soltanto per i tanti vorrei ma non riesco partoriti dalla Roma, specie nella prima frazione di gara. La squadra giallorossa, azionando il suo consolidato pressing, è riuscita molte volte, e anche senza apparente difficoltà, ad arrivare minacciosa al limite dell’area di rigore spagnola, ma - per tutta una serie di errori tecnici - non si è mai resa davvero pericolosa. E la cosa, ne converrete, urta il sistema nervoso perché sei lì, ad un passo dal traguardo del gol, ma non ce la fai a concretizzare. Roma poco precisa (davvero troppe le palle perse) e poco cattiva, insomma, con il risultato di non riuscire a sfruttare le tante potenziali occasioni create. Una Roma, comunque, ancora una volta in campo con personalità al di là dei cambi effettuati da Di Francesco rispetto alla squadra che sabato scorso ha battuto la Lazio nel derby. Una Roma dal sistema tattico chiaro, difesa altissima e, per quanto possibile, reparti molto ravvicinati. Con una chiara predilezione a maturare gioco sulla corsia di sinistra, quella occupata da Kolarov, Nainggolan e Perotti. Un po’ meno fluida, invece, la manovra sulla corsia opposta, completamente nuova rispetto al derby.
Roma nella ripresa ancora troppo fallosa nel palleggio, specie nel fraseggio determinante per creare un’azione davvero pericolosa. E, allora, come non arrabbiarsi? Esattamente quanto accaduto dopo la rete di Griezmann, arrivata in un momento strano della partita. Con la Roma stanca, lunga e troppo disattenta, non soltanto nelle proiezioni offensive. Una Roma meno ordinata tatticamente rispetto a quella iniziale, e con Dzeko ancora (troppo) fuori dal contesto. Una Roma bruttina assai, già prima del raddoppio di Gameiro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero