La Roma dei soliti sospetti: ma i tifosi hanno capito e si schierano con Garcia

La Roma dei soliti sospetti: ma i tifosi hanno capito e si schierano con Garcia
Undici Garcia. I tifosi hanno capito. «Garcia non si tocca: chi ci prova, calci in bocca». Salvano lui, soltanto lui. Una...

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Undici Garcia. I tifosi hanno capito. «Garcia non si tocca: chi ci prova, calci in bocca». Salvano lui, soltanto lui.


Una sorta di provocazione: serve per colpevolizzare chi in campo va e quella maglia che dovrebbe essere onorata, almeno secondo la maggior parte dei sostenitori giallorossi, non è stata onorata. O si è smesso di farlo da un bel pezzo. I tifosi hanno capito che Garcia non è l'unico responsabile di questo scempio, sospettano che in società c'è chi non vuole prendersi le responsabilità e devia i discorsi sull'allenatore, che ora sembra letteralmente abbandonato.



I giocatori hanno smesso di combattere? Non ce la fanno? Il sospetto dei più è che si è arrivati all'ammutinamento volontario e che da parte dei giocatori sia il sistema più facile per liberarsi del problema. Ne hanno viste tante: da Spalletti a Zeman, sempre la stessa fine. Siamo ai soliti sospetti, forse.



Tolto il colpevole, la squadra torna a camminare, questo è il rischio: con Ranieri addirittura aveva ricominciato a correre, con Andreazzoli aveva dato questa illusione, culminata poi con il derby di Coppa Italia perso amaramente. Stavolta i tifosi non abboccano, vogliono evitare che si ripeta la stessa storia e lo gridano a gran voce, in una contestazione verbalmente violenta: «la società dove sta», si chiedono; «mercenari» è la "piuma" scagliata contro i calciatori, chiamati sotto la Curva per espiare le loro colpe. Tutti colpevoli, tranne Garcia. La vittima, secondo il popolo, stanco di vedersi arrivare calciatori che non stanno in piedi o sul viale del tramonto. Sono stanchi di assistere a cambi continui di tecnici, quando forse si sbaglia al vertice. Una sentenza, la loro. Chissà se avranno ragione a salvare un uomo apparentemente finito. O condannato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero