Tevez è l’uomo simbolo della Juventus griffata Allegri.

Tevez è l’uomo simbolo della Juventus griffata Allegri.
L’acuto dell’Apache. Uno, ma buono. Con i campioni funziona così. A volte spariscono, si imboscano, poi s’inventano la giocata e fanno la differenza. Partita dopo partita...

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L’acuto dell’Apache. Uno, ma buono. Con i campioni funziona così. A volte spariscono, si imboscano, poi s’inventano la giocata e fanno la differenza. Partita dopo partita è Tevez l’uomo simbolo della Juve griffata Allegri. Anche all’Olimpico ha lasciato il segno. Su punizione. Non di certo il pezzo migliore della casa. Alla fine conta buttarla dentro e l’argentino in questo ha dimostrato di avere una marcia in più. In questo campionato ne ha messi a referto 15, risultando decisivo dentro e fuori dal campo. Allegri gongola e si coccola il campione del popolo, l’uomo che potrebbe regalargli il secondo scudetto della sua carriera da allenatore. Il condizionale è d’obbligo, perché nel calcio tutto può succedere fino a quando la matematica non dice il contraria, ma se alla fine dovesse vincere ancora la Juve, sarebbe il quarto consecutivo, il più sofferto insieme al primo, perché tutti dopo l’ammutinamento di Conte pensavano che i bianconeri sarebbe crollati, avrebbero mollato, pensato all’Europa e alla Champions. Come dimenticare la contestazione feroce di metà luglio dopo l’annuncio di Allegri. Ed invece i suoi ragazzi non hanno mollato un millimetro, hanno dimostrato di poter e saper vincere anche senza l’Antonio nazionale. Forse non hanno espresso il miglior calcio, quello che fa brillare gli occhi agli esteti del football, ma alla fine si sono dimostrati i più forti e i più continui. Nove punti di vantaggio con lo scontro diretto a favore rappresentano un’ipoteca enorme, di quelle quasi impossibili da sperperare.
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Il Messaggero