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Paulo Fonseca ripercorre i suoi due anni alla Roma. Non cerca alibi l’ex tecnico per gli obiettivi mancanti, ma sottolinea quanto il passaggio societario e l’addio di Petrachi abbiano rappresentato momenti complicati da gestire: «Il momento più difficile che ho vissuto alla Roma è quando è andato via Petrachi perché ho diretto la squadra senza avere nessun appoggio. È stato facile capire che il mio ciclo alla Roma sarebbe presto finito quando è arrivata la nuova società. È stato un processo normale, quando è arrivato Tiago a gennaio abbiamo sempre parlato in maniera diretta». ha detto a Sky Sport. La lite con Dzeko è stata una delle tante difficoltà della stagione appena terminata: «I problemi ci sono in tutte le squadre e insieme alla società abbiamo scelto di toglierli la fascia. Poi la situazione è stata risolta. Le partite perse a tavolino? Sono cose che non dipendono da me e che non possono succedere alla Roma». Fonseca rivendica anche quanto di buono è stato fatto sotto la sua gestione, tra cui una semifinale di Europa League raggiunta nonostante gli infortuni: «Fino a marzo siamo stati sempre tra i primi quattro in classifica, ci sono stati dei problemi difficili da gestire. Nella semifinale avevamo 13 giocatori in meno, non sono scuse, ma è la verità. Cosa lascio? La consapevolezza di aver preso scelte sempre per il bene della Roma. Lascio una squadra con identità che ha gioco e un calcio propositivo». Il futuro porta il nome di Josè Mourinho: «Abbiamo scambiato qualche messaggio, ha avuto parole oneste nei mie confronti. La Roma è in crescita, la nuova società è più presente e sta costruendo un futuro molto buono».
Il Messaggero