Paulo Fonseca si toglie lo sfizio e va alla scoperta della Juve. E, come se non bastasse, pure del suo connazionale Cristiano Ronaldo. Domenica sera, partita numero 470 della sua...
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AMBIZIONE DA VERTICE
«Vediamo che cosa succede, ma spero che CR7 sia arrabbiato a fine partita» detto quasi a bassa voce quando ha dovuto spiegare come sarà il suo approccio con la star portoghese. Anche perché sa bene che cosa lo aspetta domenica sera: se la Juve che arriva all’Olimpico è campione d’Italia da 8 stagioni consecutive, Cristiano Ronaldo ha appena segnato al Cagliari la sua prima tripletta italiana e festeggiato la sua migliore serie da quando gioca nel nostro torneo, facendo centro per 5 match di fila. Fonseca, insomma, ha aspettato la sua dodicesima stagione da allenatore per misurarsi con il meglio che c’è dalle nostre parti. E sapendo che in casa, dall’agosto del 2015, questa sfida torna a contare per la posizione in classifica contemporaneamente della Juve e della Roma. Sarri vuole chiudere il girone d’andata in testa e il collega in zona Champions. Ma il portoghese, imbattuto fin qui contro le principali rivali dei bianconeri, vuole assaggiare il sapore del successo da podio: pari con la Lazio nel derby e anche a San siro contro l’Inter, sofferto contro i biancocelesti e di sostanza contro i nerazzurri. Comportamento, nei risultati, da grande, pure se il distacco dal vertice è già abbondante: 10 punti. La vittoria, in questo senso, non sarebbe solo per il prestigio e la gente.
TRIS INEDITO
Fonseca ha appena recuperato Zaniolo e Fazio. Ma si presenta all’appuntamento, come spesso è accaduto nelle precedenti 18 partite di campionato, con la rosa decimata dagli infortuni. Almeno 5 gli indisponibili: Santon, Zappacosta, Pastore, Mkhitaryan e Kluivert. Diventano 7 se si contano pure gli influenzati Spinazzola e Antonucci. In più Cristante è appena tornato in gruppo e, al massimo, ha la chance di essere convocato (ultima partita il 20 ottobre a Marassi contro la Sampdoria). Così è possibile che la Roma sia la stessa scesa in campo contro la Fiorentina al Franchi prima di Natale e contro il Torino domenica scorsa. Formazione, dunque, confermata per 3 partite di fila (al massimo erano state 2 e in 2 occasioni diverse: a metà settembre contro il Sassuolo e il Lecce e a fine ottobre contro il Milan e l’Udinese) : mai successo con l’attuale tecnico che, pur cercando di dare continuità alla sua traccia affidandosi ai giocatori più in forma, ha comunque la necessità di avere maggiore scelta. I ricambi o non ci sono, perché infortunati, oppure non sono affidabili. Lo sa bene pure Petrachi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero