Prima. O seconda. Terza? Mai. Almeno con Rudi Garcia in panchina, la Roma non era mai stata sotto il secondo posto. La recidiva della pareggite, la malattia non misteriosa che la...
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UN PRIMATO NEGATIVO
L'ultimo centro di una punta è quello di Francesco Totti in casa del Verona, datato 22 febbraio. Poi, il vuoto. Certo, le partite si possono vincere anche senza le reti degli attaccanti, ma avere un centravanti dal gol facile aiuta, e pure parecchio. Alla Roma, invece, sotto questo aspetto si è sbagliato tutto, e non soltanto nello scorso gennaio. E a poco serve, dando un'occhiata oggi alla classifica, il mea culpa del ds Walter Sabatini, che si è autoaccusato di aver toppato clamorosamente il mercato di riparazione con l'ingaggio di Doumbia (e le cessioni di Destro e Borriello no?). Ibarbo, e l'ha dimostrato ampiamente ieri, non conosce l'arte del gol; Iturbe raramente inquadra la porta; Ljajic è eccessivamente fumoso; Doumbia...è Doumbia; Gervinho è evaporato. E, così, sorprende che nel momento del forcing finale Garcia non abbia ritenuto utile Totti, bloccato in panchina. Ma, evidentemente, per Rudi il capitano non era pronto per giocare. Riassumendo il tutto, la squadra giallorossa non segnava così poco, 41 reti, dopo 30 giornate da una vita. E, allora, forse non è soltanto colpa degli attaccanti o della mancanza di attaccanti di valore («Higuain costa troppo», ha confidato sabato Sabatini) se la Roma si ritrova dietro alla Lazio. Il discorso, per forza di cose, è più complesso. Ma ora la cosa che, innanzi tutto, deve dimostrare il gruppo al completo è saper gestire la novità del terzo posto, soprattutto sotto l'aspetto psicologico. Dimostrare, insomma, di avere la forza tecnica e morale per recuperare la seconda piazza. Ci sono ancora 8 occasioni da non sprecare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero