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CROTONE Alla fine, El Shaarawy è tornato: l’assist di Di Francesco è andato a buon fine («spero torni a essere decisivo, sta bene», l’auspicio di Eusebio alla vigilia). Lo scorso anno, dopo Crotone, è cominciata la risalita del Faraone (e le “disgrazie” di Perotti), stavolta, sempre da Crotone ha ripreso a marciare spedito. Manco a farlo apposta. Sarà forse l’aria del mare calabrese oppure questo vento forte che tira allo Scida a spingerlo al gol, quello del vantaggio, quello che ha aperto una partita molle, con poca energia. Sesto gol in campionato, ottavo in stagione (indimenticabile la doppietta al Chelsea). Dopo Dzeko, Stephan è quello che ha segnato di più, giocando ultimamente meno degli altri, perdendo un po’ la titolarità nelle recenti partite importanti, vedi Milan (zero minuti), Napoli (due minuti) o quella in Champions contro lo Shakhtar (un minuto).
Non andava in rete da fine gennaio, dalla sera della sfida di San Siro contro l’Inter. Quella del cucchiaio su Handanovic, un gesto tecnico che aveva illuso una Roma in crisi di risultati. Poi, il buio o quasi. Era il periodo in cui doveva partire Dzeko e anche lui stava per fare le valigie, perché Monchi valutava un’offerta sostanziosa per lui. Elsha ha sempre questa faccetta triste, del bambino picchiato perché un po’ troppo birichino. Ma alla fine il suo lo ha sempre fatto e anche qualcosa di più. Da quando è arrivato alla Roma non ha mai steccato interamente una stagione. Segnando 29 reti in totale. Il suo problema è che vive lunghi momenti di pausa e questo spesso lo fa retrocedere al ruolo di panchinaro. Ma ora tocca (anche) a lui, come nel finale della scorsa annata quando, con i suoi gol, ha spinto la Roma al secondo posto. Ora basta il quarto (posto), il compito è più facile.
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Il Messaggero