È durato meno di 15 minuti il sogno (utopia?) della Roma di uscire indenne dal Camp Nou. All'ennesima imbucata sull'esterno, i blaugrana hanno trovato il modo per battere...
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IL REPARTO CHE NON C'È
In realtà, la Roma, al di là delle battagliere dichiarazioni della vigilia, ha dimostrato/confermato che la sua fase difensiva è scarsa, povera, non organizzata. Il Barça, si sa, è una delle due squadre più forti al mondo, ma c'è modo e modo di perdere, di stare in campo. La Roma, a dire il vero senza De Rossi, Salah e Gervinho (trascurando volutamente Totti e Strootman), è sembrata una squadretta di provincia, in balia costante degli avversari. Possesso palla ai minimi termini, rarissime le azioni sviluppate con due, tre passaggi di fila. Una bambola infinita, un continuo tiro a segno dei catalani. Era prevedibile soffrire, certo, ma la realtà è stata peggiore delle previsioni. Ancora una volta, i giallorossi hanno difeso in maniera sconclusionata, scriteriata. E poco, assai poco di reparto: automatismi assenti, talvolta neppure accennati. Ognuno per conto suo a salire, a scalare, a tagliare, a fare la diagonale. Mai una difesa collettiva. Tutto apparentemente improvvisato. O davvero improvvisato, monsieur Garcia? Con la mancata partecipazione dei centrocampisti. Roba da dilettanti, e che nessuno in Serie D si senta offeso. Facendo un po' di conti, la Roma in stagione ha già subìto, tra campionato e Champions, 31 reti in 18 partite (solo in Europa 16 gol in 5 appuntamenti): un rendimento inquietante, se si vuole ragionare da grande squadra. Di calcio, non di pallanuoto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero