Roma, Di Francesco: «Una sbandata che preoccupare»

Roma, Di Francesco: «Una sbandata che preoccupare»
«Nella ripresa abbiamo sbandato dopo il gol preso, mentalmente e fisicamente e questo fa preoccupare. È ovvio che questo è un campanello d'allarme»....

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«Nella ripresa abbiamo sbandato dopo il gol preso, mentalmente e fisicamente e questo fa preoccupare. È ovvio che questo è un campanello d'allarme». Dai microfoni di Premium Sport, Eusebio Di Francesco analizza la brutta prova della sua Roma, sconfitta in casa dal Milan. «Nel primo tempo la squadra ha fatto una buona partita, concedendo poco o nulla al Milan, mentre nella ripresa abbiamo sbandato - dice ancora -. Non possiamo essere contenti del nostro momento e di questa partita in particolare. Sono dispiaciuto soprattutto per la prestazione del secondo tempo, al di là del risultato, perché abbiamo i mezzi per fare molto meglio. Sicuramente dimostriamo di non essere una grande squadra e, sarà colpa dell'allenatore. Abbiamo difettato di personalità nel momento del bisogno: il calcio è fatto di episodi e noi dobbiamo essere bravi a portarli dalla nostra parte, o, quando questo non avviene, a reagire in caso di svantaggio». Perché la scelta di Schick unico centravanti? «A tratti ha fatto buone giocate, ma nel complesso generale non ha determinato come avremmo voluto - ammette Di Francesco -: è un ragazzo giovane a cui va dato tempo, nessuna bocciatura anche perché è il contesto generale che oggi è andato a scemare. La responsabilità me la prendo io, come successo per la ripresa della sfida in Ucraina: non possiamo permetterci passi falsi come questo. Ora dobbiamo solo stare zitti e continuare a lavorare». Ora si sente in discussione? «Sono il primo responsabile, quindi mi sento sempre in discussione, ma fa parte del mestiere dell'allenatore dal primo giorno che siede su una panchina». Come giudica la prova di Nainggolan? «Forse non sta attraversando il suo miglior momento, ma abbiamo bisogno di lui, della sua qualità: oggi ha perso un dente dopo uno scontro di gioco e non si sentiva tanto bene»
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Il Messaggero