Roma, Di Francesco riapre il suo laboratorio

Di Francesco
Lavoro e basta. Di Francesco, anche se con la rosa dimezzata per la partenza di 13 nazionali, tiene aperto il suo laboratorio. Nessuna pausa, dopo i 2 giorni di riposi concessi...

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Lavoro e basta. Di Francesco, anche se con la rosa dimezzata per la partenza di 13 nazionali, tiene aperto il suo laboratorio. Nessuna pausa, dopo i 2 giorni di riposi concessi alla squadra.

 


Annullato anche il viaggio a Nyon, dove ieri pomeriggio era in programma il 20° Forum Uefa per allenatori club d’elite. Eusebio è qui, non lascia la Roma in questa fase cruciale e pericolosa della stagione. E, incrociando i dati delle prime 3 partite ufficiali della stagione e analizzando i video delle stesse, cerca di correggere gli errori suoi e dei calciatori. Gli esperimenti, con già 19 giocatori utilizzati, non hanno funzionato. Gaffe dei singoli e di reparto. Tant’è vero che l’allenatore, nelle ultime ore, sta spiegando a chi è a Trigoria (sono solo 13, con Mirante, Florenzi e Perotti ancora costretti ad allenarsi a parte: aggregati i primavera Pezzella, D’Orazio e Celar)) quei concetti che sono mancati nelle gare contro l’Atalanta e il Milan. Tecnica e soprattutto tattica, dunque, insistendo sul comportamento individuale e di ogni settore.

ASSETTO VULNERABILE
La difesa, a 3 o a 4 che sia, attualmente non dà garanzie. Di Francesco, pur mancando i titolari Manolas e Fazio, riparte da zero o quasi. La linea è da aggiornare e riqualificare. Di gaffe, lì dietro, ne ha viste a raffica. Le 3 reti dell’Atalanta e le 2 del Milan sono la sintesi degli errori dilettantistici commessi dai singoli. Da addestrare, quindi, i terzini, a cominciare da Karsdorp che tende a lasciare la posizione e soprattutto la corsia, pure in fase di ripartenza, accentrandosi senza motivo con il rischio di perdere palla in una zona più a rischio. Lo accoppia, nelle esercitazioni quotidiane, con Santon e con i centrali, per ritrovare la sintonia quando c’è da alzarsi o, in alcuni casi, da scappare all’indietro. Il lavoro con Fazio, Jesus e Marcano è proprio su come, a seconda delle circostanze, devono chiamare i compagni a muoversi e a sistemarsi.

ANDAMENTO LENTO
La condizione atletica incide sul rendimento della Roma (è terzultima in serie A nei chilometri percorsi: corre poco e male)), ma non basta a spiegare l’involuzione della traccia, scomparsa dopo la prestazione decente di Torino. Il centrocampo è il reparto più statico: De Rossi e Nzonzi, se schierati in tandem, non permettono al reparto e quindi alla squadra di ritrovare il dinamismo, utile per l’equilibrio e la compattezza. Tra l’altro la posizione del centrale pesa sul sistema di gioco. Se si abbassa troppo per schermare la difesa, viene meno il pressing, fondamentale per Di Francesco. Che, quando riavrà i nazionali, sarà chiamato a scegliere gli intermedi del 4-3-3. Pellegrini è il più indicato, Cristante quello su cui insistere. Pastore, invece, si deve ancora abituare al ruolo. Se ne sta occupando, in prima persona, l’allenatore proprio in questa sosta.

VISTA SULL’ESTERNO

Perotti non è pronto. A Trigoria l’unico attaccante disponibile è El Shaarawy che, sulla fascia, è tra gli interpreti più affidabili. Di Francesco punta forte su Coric, già provato a sinistra, nel tridente, durante la tournée negli Usa (in più c’è il giovane Celar, inserito nella lista Uefa). Sulle corsie la Roma deve riprendere il volo. E Kluivert, dal ritiro dell’Olanda, si candida: «Voglio diventare titolare, ho lasciato l’Ajax per quello». Chi non gioca dall’inizio, si fa largo per ora a parole. Non è l’unico che, una volta fuori da Trigoria, sente il bisogno di chiedere spazio o di evidenziare quello che ultimamente non va. Sentite Schick, in versione convocato della Repubblica Ceca: «C’è un po’ di confusione in partita, dovuta ai cambiamenti di mercato». Strootman, invece, fa il suo black out “chiacchierato”: «Non parlo della mia cessione per rispetto della Roma». Basta e avanza così. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero