Roma, Di Francesco: «Pentito di aver accettato la cessione di Nainggolan e Strootman»

Roma, Di Francesco: «Pentito di aver accettato la cessione di Nainggolan e Strootman»
L’addio alla Roma brucia ancora nel cuore di Eusebio Di Francesco esonerato dal presidente Jim Pallotta nel marzo del 2018. Di lui nella Capitale tutti ricordano quella...

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L’addio alla Roma brucia ancora nel cuore di Eusebio Di Francesco esonerato dal presidente Jim Pallotta nel marzo del 2018. Di lui nella Capitale tutti ricordano quella cavalcata in Champions League che ha portato i giallorossi a conquistare la semifinale contro il Liverpool. Un traguardo ottenuto grazie a calciatori utili al suo sistema di gioco, ma che l’anno successivo sono stati in parte rimpiazzati: «I dirigenti sanno che quando prendi un allenatore come me devono mettermi a disposizione determinati calciatori. È stato un peccato non poter proseguire. L’ultimo anno ero criticato perché mi dicevano che mi dovevo dimettere dato che non mi avevano fatto il mercato che volevo, ma se lo avessi fatto avrebbero detto che abbandonavo la nave. Qual è la cosa giusta? È cercare di andare avanti e tirare fuori il meglio. Tante volte non si capisce, o si capisce troppo tardi», ha detto Di Francesco a Sky Sport. Il tecnico ha poi commentato il centrocampo formato da De Rossi, Strootman e Nainggolan, lo stesso che è stato smembrato dal direttore sportivo Monchi dopo aver raggiunto la semifinale di Champions: «Era un grande centrocampo con grandi caratteristiche tecniche e mentali. Ero un po’ pentito di aver accettato di mandarli via (Nainggolan e Strootman ndc), perché dal punto di vista emotivo davano tanto durante gli allenamenti. Oggi la Roma sta costruendo qualcosa di importante puntando sui giovani italiani, ma anche noi avevamo cominciato a lavorare in questa direzione». Di Francesco racconta anche quando ha provato a portare nella Capitale Domenico Berardi: «L’ho visto crescere e ha anche rifiutato di venire da me perché si è sentito una seconda/terza scelta. Lui ha l’ambizione, ma ha anche personalità. Vuole essere desiderato. Il più forte attaccante che ho allenato? Dzeko».
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Il Messaggero