Roma in crisi: da Luis Enrique a Fonseca, da Sabatini a Petrachi, quando i mali non sono (solo) tecnici

Tutto comincia con Luis Enrique. Anno 2011. Erano gli albori della Roma americana, quella dell’utopia e del calcio bello, arrogante e della discontinuità nella...

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Tutto comincia con Luis Enrique. Anno 2011. Erano gli albori della Roma americana, quella dell’utopia e del calcio bello, arrogante e della discontinuità nella gestione aziendale. Fallimento. Non certo per colpa (solo) del povero Luis, all’epoca acerbo come la Roma che si stava pensando e costruendo. Poi c’è stata la virata, il nome buono, ma non certo nuovo, era quello di Zeman, tecnico dal fascino indisucco, reduce in quella fase da una promozione dalla B alla A con il Pescara. E siamo al 2012. Il boemo si lamentava per le regole che non c’erano o che non venivano rispettate a Trigoria. Il finale: crisi di rigetto, fallimento, anche con un certo anticipo. Squadra affidata ad Andreazzoli, il fido di Spalletti rimasto in giallorosso in quel periodo e per tanti anni a seguire. Aurelio ha gestino il resto della stagione e ha disputato la finale di Coppa Italia, persa contro la Lazio. Disastro. Ed ennesima ripartenza, che porta il nome di Garcia, tecnico che aveva vinto il titolo in Francia con il Lille. Tutto bene all’inzio, poi pure lui ingoiato nei soliti problemi. Rudi arriva nel 2013 e viene esonerato nel gennaio del 2016. Al suo posto Spalletti, che porta la Roma in Champions direttamente nel suo secondo anno (2017), mentre da subentrato la conduce al preliminare (2016), perso con il Porto. Nel 2017 arriva Di Francesco, si ricorda di lui l’exploit del 2018 (e il piazzamento al terzo posto), con la semifinale di Champions. Eusebio cacciato a metà della scorsa stagione, per fare spazio a Ranieri, che non fa meglio del suo predecessore. Ed eccoci ai giorni nostri, Fonseca. Contiamoli tutti: Luis Enrique, Zeman, Andreazzoli, Garcia, Spalletti, Di Francesco, Ranieri e Fonseca. Nove allenatori in quasi nove anni di gestione Usa. Nove, non uno. Nove.


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E poi andiamo a vedere i ds, Sabatini l’incipit, poi Monchi e quindi Petrachi, un po' tutti supervisionati da Baldini, consigliere di Pallotta ed ex ds della Roma all'epoca dei Sensi. Tre direttori sportivi e nove allenatori in totale. E adesso si riparla di futuro su nuove basi, ovvero un altro tecnico e un altro direttore sportivo. La ruota gira, pensando che i problemi siano solo lì, ovvero quelli che riguardano l’aspetto tecnico, che sia dirigenziale che sia di campo. Forse siamo al punto: tutta questa ministoria fa capire (o dovrebbe) che forse negli anni c’è stata una problematica gestione della machina, dal presidente in giù. E pensare che cambiando allenatore o un direttore sportivo si possa indirizzare la strada giusta, forse è il modo peggiore per affrontare il problema. Da Pallotta a Friedkin, passando per un breve periodo con DiBenedetto: oggi tanti sperano nella svolta vera, avendo capito molte cose. Forse. 

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Il Messaggero