Roma, Fonseca anticipa Baldini: formazione condizionata dal mercato

Fonseca (foto Gino Mancini)
Dzeko, fuoriclasse infinito e capitano autentico, spinge Fonseca nella corsa Champions. Le giocate, i piedoni destro e sinistro del centravanti, sono a totale disposizione del...

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Dzeko, fuoriclasse infinito e capitano autentico, spinge Fonseca nella corsa Champions. Le giocate, i piedoni destro e sinistro del centravanti, sono a totale disposizione del portoghese che fin dall’inizio della sua gestione si è appoggiato al leader dello spogliatoio, fedelissimo della prima ora, anche quando l’estate scorsa si mise di mezzo l’Inter. Il feeling tra l’allenatore e l’attaccante ha resistito all’epoca ed è ancora più evidente oggi. Il solista che si sostituisce alla traccia. E la panchina che garantisce la correzione in corsa della formazione iniziale. Dopo un’ora, dentro 3 nazionali: Zappacosta, Cristante e Pellegrini. E a seguire pure Under e Kalinic. Ranieri ha risposto con Bonazzoli, Leris, Ramirez e Murru. La differenza è negli interpreti, nella loro qualità. E le 5 sostituzioni (e pensare che a Paulo non piacciono) hanno aiutato la Roma a vincere il 3° match di fila in campionato e a ripartire dopo i 115 giorni di pausa. Il rischio di uscire in anticipo dalla volata c’è stato: a 5 minuti dalla fine erano 8 i punti di distacco dall’Atalanta e i giallorossi avrebbero dovuto farne 9 in più della rivale nelle ultime 11 giornate. La volée di Edin ha riaggiustato la classifica: - 6 dal 4° posto (- 7 per lo svantaggio nello scontro diretto).


SELEZIONE MIRATA

Pallotta si tiene stretto Fonseca. Lo ha detto apertamente nella recente autointervista che ha poi sancito la separazione con Petrachi (ieri sera striscioni dei tifosi contro De Sanctis, erede del salentino). Il presidente, tra l’allenatore e il ds, non ha avuto alcun dubbio. Ha promosso Paulo a priori, senza guardare al piazzamento in classifica. Lo ha elogiato perché non si è mai lamentato. Nemmeno quando ha avuto mezza squadra in infermeria. E ovviamente perché ha evitato di chiedere qualche sforzo sul mercato. Il portoghese, confrontandosi con il management italiano della proprietà Usa (in primis con il consulente errante Baldini), è stato informato di quali saranno le operazioni soprattutto in uscita. E, tenendo ben presente le probabili dismissioni tecniche di fine estate, ha allestito la prima formazione del dopo lockdown. A parte Pellegrini, non al meglio, ha escluso i possibili partenti: dal senatore Fazio, rimasto in panchina, al giovane Cetin (lo chiama il Verona), fuori dai 24 convocati come Jesus, già scartato ad inizio stagione. Come se non bastasse fuori Cristante, Under e Kluivert: possono garantire le plusvalenze per l’equilibrio finanziario del club (acacde ormai ogni anno). Pastore, titolare dopo quasi 7 mesi, in vetrina per l’estimatore esotico che gli paghi lo stipendio da 4,5 milioni netti. Non ha rischiato Mancini: meglio far debuttare l’acerbo Ibanez. Il tecnico ha limitato i suoi desideri alla conferma di Smalling (lo United ancora deve far sapere se la Roma potrà utilizzarlo in Europa League ad agosto) e Mkhitaryan (l’Arsenal lo lascia per ora in prestito anche per la coppa). Si augura che a nessuno venga in mente, in caso di mancata qualificazione Champions, di cedere Pellegrini o Zaniolo. Ha sposato l’idea Pedro (già cerca casa nella Capitale). Ok a Vertonghen se non rimane Smalling. Brinderà ad un altro terzino (destro). La sofferenza contro la Sampdoria quintultima è insomma spiegata dal percorso scelto per programmare la stagione che verrà, anche se lasciare 15 tiri verso la porta alla formazione di Ranieri ha certificato la fragilità del 4-2-3-1 con gli interpreti schierati in partenza. La reazione del gruppo va elogiata, la condizione atletica invece è appena sufficiente. Aggiornamento domenica a San Siro contro il Milan. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero