La Roma fa ancora cilecca all’Olimpico. In campionato è successo già altre 8 volte su 16 partite in casa. Stavolta il pari, il 7° interno, contro l’Atalanta (1-1)...
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SBANDATA IMPREVISTA
Il 13° pareggio in questo torneo (il 17° stagionale, contando i 4 nelle coppe europee), insomma, rischia di incidere nella volata per l’accesso diretto alla Champions. Anche perché, dopo il ko dei biancocelesti allo Stadium contro la Juventus, il turno era favorevole e in teoria agevole. Ancor di più dopo il rigore di Totti, trasformato dopo 2 minuti e qualche secondo. Ma nemmeno il gol più veloce della Roma in quest’annata è stato sfruttato. La prestazione della squadra preoccupa più che gli errori dei singoli che, come al solito, non sono mancati, a cominciare dalla leggerezza di Astori che ingenuamente è andato a incrociare le gambe di Emanuelson regalando il rigore del pari all’Atalanta. Giocatori fiacchi, spaesati e senza personalità. Bravi con le parole dopo il successo contro il Napoli e deludenti nei fatti nelle due partite successive. La condizione atletica è scadente da mesi. Ma non è stato fatto niente per recuperare il tempo perduto. Nemmeno ora che non ci sono più impegni infrasettimanali. L’assetto si allunga, perdendo l’equilibrio e la sostanza. Tornare, dopo l’intervallo, dal 4-2-3-1 al 4-3-3, non è servito a niente. Come sostituire l’acerbo Paredes con l’esperto Keita. Camminano tutti, giovani e vecchi. La partita come fosse lo struscio. E’ domenica anche per loro.
SENZA ATTACCO
Totti, su rigore, interrompe il digiuno delle punte romaniste. Durava dal 22 febbraio, gara al Bentegodi contro il Verona. Ma l’ultima rete di un attaccante è stata proprio del capitano, assente nelle ultime quattro gare. Il reparto offensivo è il nono del torneo. Non sono numeri da squadra di vertice. Sono cifre allarmanti anche per i milioni di euro, circa 60, investiti tra estate e inverno per trovare gente capace di decidere le partite. Oltre a Totti, sono stati utilizzate quasi tutte le punte a disposizione (solo Gervinho era indisponibile): Iturbe, Ljajic, Florenzi, Ibarbo e Doumbia. Nessuno ha fatto la differenza contro l’Atalanta, nemmeno nell’improvvisato 4-2-4 finale. Dei nuovi, Iturbe, ha fatto il pieno di fischi, quando è uscito, dopo meno di un’ora e ha lasciato il posto a Ibarbo che qualche applauso almeno lo ha preso. Doumbia ha incassato i fischi già all’ingresso. Ha toccato due palloni: uno inutile a centrocampo, l’altro in fuorigioco. Ormai non ci si chiede più perché sia stato acquistato, ma perché è stato utilizzato. Probabilmente perché è l’unico centravanti in rosa. Il meglio, in quel ruolo, è lui. Solo a Trigoria, però.
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Il Messaggero