Rio 2016, caso Lochte: pagati 10mila euro di multa per falsa testimonianza

Rio 2016, caso Lochte: pagati 10mila euro di multa per falsa testimonianza
Il nuotatore statunitense James Feigen è stato nuovamente interrogato, per quattro ore, la notte scorsa e ha chiesto ufficialmente scusa per le conseguenze del...

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Il nuotatore statunitense James Feigen è stato nuovamente interrogato, per quattro ore, la notte scorsa e ha chiesto ufficialmente scusa per le conseguenze del comportamento suo e dei tre compagni di squadra, fra i quali Ryan Lochte, e per le ripercussioni che il loro caso ha avuto. Adesso potrà tornare negli Usa come già hanno fatto sempre la notte scorsa, secondo quanto ha riferito Rete Globo nel programma 'Buongiorno Riò, gli altri nuotatori Gunnar Bentz e Jack Conger.


Feigen, indagato per falsa testimonianza dalla magistratura penale di qui per il caso della 'falsa rapinà, dopo essersi scusato ha raggiunto un accordo in forza del quale dovrà pagare una multa di 35mila reais, pari a circa diecimila euro. Ha lasciato la stazione di polizia in cui è stato ascoltato alle 3.30 ora di Rio, e non ha fatto dichiarazioni. Si sa comunque che il denaro che deve versare verrà 'convertitò in materiale sportivo che una onlus destinerà agli abitanti della favela di Rocinha.

Nella sua deposizione Feigen ha precisato di aver appreso delle dichiarazioni di Lochte dai media, e di considerarle non veritiere. Ha aggiunto anche di non sapere perchè il compagno le abbia fatte. Intanto con una nota ufficiale firmata dal Ceo Scott Blackmun il comitato olimpico statunitense (Usoc) ha chiesto ufficialmente scusa «ai nostri anfitrioni a Rio e ai brasiliani per i problemi causati da quella che avrebbe dovuto essere una festa celebrativa di alcuni atleti».

«Il comportamento di questi stessi atleti - continua il comunicato dell'Usoc - non è accettabile, e ancor meno rappresenta i valori del team americano o la condotta della stragrande maggioranza dei suoi componenti. Analizzeremo a fondo il caso, e non escludiamo provvedimenti nei confronti di questi atleti una volta che saremo tornati tutti negli Usa»
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Il Messaggero