Rio 2016, amara o dolce l'America stavolta siamo noi

Rio 2016, amara o dolce l'America stavolta siamo noi
ROMA L'America è amara e dolce per l'Italia quando si fa (e fa, soprattutto) squadra. Nella sera nostra, che è il pomeriggio di Rio, amara è...

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ROMA L'America è amara e dolce per l'Italia quando si fa (e fa, soprattutto) squadra. Nella sera nostra, che è il pomeriggio di Rio, amara è l'acqua della piscina e dolce l'aria, per quanto chiusa, del Maracazinho, il palazzetto dove tutto cominciò per il glorioso volley, tanto tempo fa. L'amaro viene dopo il dolce, come in una cena di gala, la cena carioca delle ragazze e dei ragazzi d'Italia. E' inutile negarlo: l'argento che pende al collo del magnifico Setterosa è, per l'appunto, argento. E lì per lì, se non pensi bene a quel che significa per l'Italia dell'acqua che s'è medagliata in quattro campi di gara su cinque che ce n'erano, un po' male ci si rimane. Perché si ha un bel dire che gli Stati Uniti sono quelli che sono, quasi imbattibili loro sì in tutti i campi di gara, però quando sei lì avresti voglia di suonargliele. Sportivamente parlando, s'intende. E così fu per i magnifici della pallavolo: per loro sì che è stata Lamerica, tutta attaccata come il miraggio di un secolo fa. Per loro sì che è stato un trionfo: mica conta la terza finale olimpica della storia, né conta l'avere davanti un traguardo graffiato un paio di volte ma mai agguantato davvero. Conta quel che è stato ieri: una semifinale che s'era persa per strada e che solo una banda di sfrontati, sfacciati campioni poteva recuperare. Che soffrire! Il primo set, fino a guadagnarlo; il terzo che sembrava la resa, Caporetto, l'umiliazione; il quarto che ha visto una serie finale di Zaytsev, che opposto o schiacciatore o quel che è, è Zaytsev: tre aces, tutti da autovelox, cinque punti di seguito.

OLTRE LA RETE

Da non farne mai la cronaca perché l'emozione non s'interrompe. E il tie break, poi: dove per non dire di Giannelli o Juantorena, di Buti o Birarelli, di Lanza o d'ogni altro, c'è solo da segnalare che il punto del 13 a 9 per l'Italia lo ha fatto il libero Colaci dalla ricezione. Libero di fare grande l'Italia. Ecco dunque che, vada come vada e sia chi sia (lo stabilirà la notte brasiliana) l'avversario appollaiato sul nastro dell'ultima rete, l'Italia della pallavolo tornerà da Rio 2016 con due medaglie sulle quattro disponibili: numeri da grande potenza di questo sport, e l'Italia lo è sempre di più, ora che poi ha scoperto d'avere assi anche nel beachvolley, ragazzi di mare, come Lupo e Nicolai (ordine alfabetico), ragazzi d'inventiva come Ranghieri e Carambula, che è diventato la celebrità di Mr Skyball. E' curioso questo: la pallavolo passa per essere (e i numeri così la scrivono) la quintessenza dello sport femminile. Il maggior numero di praticanti e di agoniste nel sesso finto debole è suo. Però laggiù a Rio, laggiù ai Giochi, la pallavolo e il beachvolley mostrano proprio i muscoli maschili: come dire, badate ragazzi che siamo anche uno sport da uomini veri. Uomini che stanno per perdere tutto ma poi trovano le risorse per risalire, rinascere, vincere. Uomini ai quali riesce la conquista dell'America, Lamerica. Arrendersi? La pagina del vocabolario dove è questa parola è stata stracciata dagli azzurri di Chicco Blengini.
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Il Messaggero