Se il ricambio dei fuoriclasse cancella le vecchie gerarchie

Se il ricambio dei fuoriclasse cancella le vecchie gerarchie
Gli eroi sono stanchi. A casa tutti e due. Non è un Mondiale per vecchi campioni. Oddio, vecchi. Diciamo maturi. Forse...

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Gli eroi sono stanchi. A casa tutti e due. Non è un Mondiale per vecchi campioni. Oddio, vecchi. Diciamo maturi.

Forse un po’ troppo. Gli dei sono caduti. In rapida successione. Prima Messi, poi Cristiano Ronaldo. Né la foto con la capra (Messi), né il pizzetto ironico di rimando (Ronaldo) hanno portato fortuna. Anzi. Altro che GOAT. Il Greatest Of All Time non è né l’uno né l’altro. Citofonare Pelé o Maradona. La storia sono loro. Riparliamone fra dieci anni. Quando, chissà, o l’atteso Neymar o il formidabile Mbappé, appena sbocciato, avranno scalato le loro montagne di gol e di trofei.

Messi se ne va a testa bassa, come sempre gli capita quando viene travolto dalle sue ansie nazionali. Ronaldo no, ma soltanto perché è più sicuro di sé, più stabile psicologicamente e pure più presuntuoso. Eppure, ieri sera si è sgonfiato anche lui come un soufflé, quasi che la caduta di Messi lo avesse svuotato. Lui, però la patria almeno una volta l’ha servita a dovere, trascinando una nazionale tutt’altro che trascendentale a un titolo europeo che il Portogallo non era mai riuscito a conquistare neppure ai tempi del grande Eusebio. Messi invece... Neppure una Coppa America. Quella che è riuscita a vincere persino il Cile di Sampaoli, l’attuale commissario tecnico dell’Argentina, capro espiatorio di un fallimento annunciato.

Che strano Mondiale. Senza più gerarchie. A metà del cammino, era già fuori la Germania, campione uscente e vincitrice di quattro titoli. Altri quattro, quelli conquistati dall’Italia, ahinoi, qui non ci sono mai neppure arrivati. Otto titoli su venti, per capirci. E ora se ne vanno anche i due fuoriclasse che negli ultimi dieci anni non hanno avuto rivali. I monopolisti del Pallone d’oro: Messi e Cristiano Ronaldo, Cristiano Ronaldo e Messi. Cinque volte per uno sono stati eletti migliore giocatore del mondo. Per non parlare dei campionati vinti e delle Champions League conquistate. Nessuno come loro. Eppure…

Certo fa più effetto, pensando alla tradizione, l’eliminazione dell’Argentina rispetto a quella del Portogallo. Ma fino a un certo punto. Ronaldo qui in Russia aveva cominciato alla grandissima: quattro gol nelle prime due partite, tre nientemeno che alla Spagna. E poi, si pensava, se era riuscito a vincere l’Europeo pur essendo fuori forma, giocando malino, uscendo subito dalla finale per un infortunio, perché non considerare anche il suo Portogallo, ringiovanito rispetto a Francia 2016, candidato a fare strada?


Invece è finita allo stesso modo: Ronaldo il leader è caduto insieme a Messi, il rivale accusato di non essere un caudillo, condannato all’eterno paragone con Maradona, inadeguato a sconfiggere le sue inquietudini. Simul stabunt simul cadent. Magari però, se avessero, entrambi, in Russia, semplicemente giocato meglio a pallone… Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero