Et voilà, gli ottavi sono dimezzati. Dalle 2 partite alla gara secca di giovedì prossimo, 19 marzo, da giocare a porte chiuse e in campo neutro. Sparita...
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A metà pomeriggio l’Uefa ha ufficializzato il rinvio del match all’Estadio Ramón Sánchez-Pizjuán, insieme con quello di San Siro, prendendo tempo sulla nazione che dovrà ospitare la partita e su qualsiasi ulteriore dettaglio. Presto si è saputo che, pur di rispettare il calendario e quindi le date della competizione, la sfida di Siviglia sarebbe stata cancellata. La gara di ritorno all’Olimpico, giovedì prossimo, è rimata l’unica da disputare. Non più a Roma, ma all’estero: Bulgaria, Francia, Polonia o Russia, ovviamente contrarie ad ospitare l’evento e quindi da convincere (le ultime due le più disponibili).Spiazzato il Siviglia e stranita la Roma. Ma con Ceferin e il suo staff non si tratta. Prendere o lasciare il torneo. Decidono loro, anche impugnando le norme. In casi del genere possono accorpare le 2 sfide.
DUELLO INFINITO
Il club giallorosso, lasciando al presidente della Figc Gravina ogni contatto con Ceferin, ha avuto come interlocutore il segretario Marchetti: sono stati Fienga e Zubiria a mediare da martedì mattina. L’Uefa ha provato a convincere l’Italia ad autoescludersi dalle coppe europee: la Roma e l’Inter hanno subito detto no. Anzi hanno rilanciato: sospendiamo i tornei, come è accaduto con il nostro campionato. Da Nyon hanno fatto questo tentativo, garantendo alle nostre società che non sarebbero state squalificate (fuori un anno quando si rinuncia a giocare) addirittura prima che il governo spagnolo decidesse lo stop ai voli dall’Italia. Misura che ha aiutato il management di Pallotta nella negoziazione: a quel punto, e siamo ancora a martedì, i dirigenti giallorossi hanno avvertito l’Uefa che avrebbero chiesto la vittoria a tavolino (0-3). “Noi vogliamo partire, ma lì non ci fanno atterrare: se non giochiamo, non dipende da noi. La responsabilità è del paese ospitante, quindi…”. Ceferin, a quel punto, ha capito che l’unica via sarebbe stata quella diplomatica: convincere il governo spagnolo a concedere la deroga per far atterrare il charter della Roma. Richiesta giustamente respinta e addio andata degli ottavi. E appuntamento chissà dove. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero