Alla fine non si vive di solo 4-3-3. Anche perché il dinamismo di un modulo sfocia in altri sistemi di gioco: i calciatori non sono immobili, una banalità, ma...
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RIVOLUZIONE
La vera rivoluzione tecnico-culturale è passare alla difesa a tre. E tra l’altro non sarebbe nemmeno un inedito, visto che è apparsa miracolosamente nella notte di Roma-Barcellona. I difensori a disposizione sono giusti per stare a tre, perché ci sono due mancini (Marcano e Jesus), due che possono giocare indifferentemente a destra e al centro (Manolas e Fazio), più all’occorrenza il giovane Bianda. Sulle fasce, a destra Karsdorp, Florenzi (e Santon), a sinistra Kolarov (buono anche per fare il centrale di sinistra) e Luca Pellegrini (più Santon). In mezzo tornano utili, oltre naturalmente a De Rossi e Nzonzi, anche i vari Cristante e Pellegrini. Le soluzioni offensive adottata nella famosa sera col Barça (Dzeko, Nainggolan e Schick) possono attualizzarsi con la presenza dietro Edin di Pastore e Schick, oppure di Cristante. O ancora: il ceco al posto di Dzeko, oppure Under nei due trequartisti, ipotesi che può riguardare anche Perotti, Kluivert ed El Shaarawy. Insomma, ce n’è, poi chiamiamolo 3-4-3 o 3-4-1-2 o 3-4-2-1. Alla fine qualcuno si dovrà un po’ adattare e Strootman comunque non c’è. Questo è sicuro Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero