La ripresa del campionato non è fondamentale solo per un sistema che da tempo cammina in equilibrio su un filo sempre più sottile, ma è anche la carta...
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TAMPONI E QUARANTENA
A proposito oggi il Cts darà il responso sul nuovo documento. C’è ottimismo. Di certo verrà chiesto alla Figc di mettere in anticipo nero su bianco come hanno deciso di reperire i tamponi. La quarantena è l’altro grosso nodo. Il tempo stringe. Anzi a dire la verità si contrae sempre di più. Ieri la Figc ha adottato il provvedimento contenuto nel nuovo Dpc che vieta eventi, anche a porte chiuse, fino al 14 giugno. Anche se nel comunicato è stato specificato «nelle more di un’ulteriore e auspicabile determinazione in argomento». Ossia la Federcalcio spera che si possa rivedere la data. Tradotto: l’obiettivo resta ripartire il 13 giugno. Sulla questione il patron dell’Udinese Pozzo è tornato alla carica: «Ripartire il 13 giugno insulto all’intelligenza». Data votata a maggioranza dai presidenti della serie A. Insomma se tutto dovesse restare così, si perderebbe almeno un’altra settimana. Ricominciare il 20, vorrebbe dire giocare ogni due giorni (12 giornate più il turno dei 4 recuperi saltati a fine febbraio). E non ci sarebbe spazio per la semifinale di ritorno e la semifinale di coppa Italia. E non è un caso che si sia tornati a parlare di Play-off e Play-out. La grande rivoluzione di Gravina. Un’idea che culla da tempo e che in futuro potrebbe entrare in pianta stabile. Quattro squadre per la lotta scudetto: nessuno accetterebbe di mettere a rischio la Champions. E sei per la retrocessione. Poche gare, da giocare anche tutte al centro sud. Praticamente la soluzione e quarantena e mancanza di tamponi. L’Uefa gli ha dato un assist concedendo il cambio format. Anche il Decreto Rilancio è venuto in suo soccorso abbreviando l’iter della giustizia sportiva.
I QUESITI DI SIBILIA
Ma c’è di più perché all’art 211 bis si legge: «le Federazioni sportive possono adottare, anche in deroga alle vigenti disposizioni dell’ordinamento sportivo, provvedimenti relativi all’annullamento, alla prosecuzione e alla conclusione delle competizioni e dei campionati, professionistici e dilettantistici, ivi compresa la definizione della classifiche finali, per la stagione sportiva 2019-2020, nonché i conseguenti provvedimenti relativi all’organizzazione, alla composizione e alle modalità di svolgimento delle competizioni e dei campionati professionistici e dilettantistici, per la successiva stagione sportiva 2020-2021». Una norma che sembra scritta apposta per le rivoluzioni di Gravina e Sibilia. «Sono troppe 100 squadre professionistiche. Un sistema dove una squadra di Lega Pro ha le stesse incombenze fiscali della Juve» ha detto al “Mattino” il vice presidente della Figc e numero uno dei Dilettanti. «La serie B a 40 squadre è una soluzione. Ma non l’unica». Domani il Consiglio Federale, il primo dal vivo da marzo. Si dovranno prendere decisioni importanti.
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Il Messaggero