Caso Koulibaly, Infantino: «Si abbassino i toni, basta violenza»

Caso Koulibaly, Infantino: «Si abbassino i toni, basta violenza»
«I dirigenti sportivi abbassino i toni, perché certa aggressività che poi sfocia in razzismo o violenza a volte è anche dovuta a toni non sempre adatti...

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«I dirigenti sportivi abbassino i toni, perché certa aggressività che poi sfocia in razzismo o violenza a volte è anche dovuta a toni non sempre adatti di alcuni dirigenti. Servono atti concreti per fermare la violenza e il razzismo negli stadi». Così il presidente della Fifa Gianni Infantino che, a Dubai per il Globe Soccer, parlando a Skysport, ha detto di aver provato «tristezza e sdegno» per gli insulti razzisti rivolti da una parte dei tifosi interisti al giocatore del Napoli nell'ultima partita di campionato, il 26 dicembre scorso. 


«Bisogna far passare il messaggio - ha aggiunto Infantino - che nel calcio non vogliamo razzismo. Però bisogna farlo in modo continuo, non aspettare che succeda qualcosa, per poi reagire e dimenticare tutto. E poi si ricomincia sei mesi dopo quando c'è un altro incidente. Questi incidenti vanno condannati con la massima severità, ma devono essere uno stimolo a noi dirigenti a abbassare i toni, perché questa aggressività che sfocia in violenza e razzismo è anche un pò dovuta a dei toni non sempre adatti di alcuni dirigenti. Bisogna lavorare tutti, far vedere che calcio è molto aperto tollerante, dove per razzismo e violenza non c'è posto».


«È inconcepibile che ancora si possa morire per una partita di calcio. Leggi dure, andare a cercare i violenti uno per uno, e metterli dentro. Come fece la Thatcher in Inghilterra»: il presidente della Fifa Gianni Infantino ribadisce la necessità del pugno duro contro la violenza commentando la morte dell'ultrà fuori San Siro. «Vanno cambiate le leggi, soprattutto vanno applicate - ha detto a Skysport -. Basta guardare i Paesi che hanno avuto situazioni ben più gravi dell'Italia. I violenti non sono tanti, vanno presi e messi fuori dal calcio. Così si rompe il ciclo vizioso».
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Il Messaggero