Quagliarella in lacrime a Le Iene: «M'immaginavo capitano del Napoli»

Quagliarella in lacrime a Le Iene: «M'immaginavo capitano del Napoli»
Dopo la terribile vicenda di stalking durata 5 anni e che lo portò via nel 2010 dall'amato Napoli, l'attaccante stabiese Fabio Quagliarella si è...

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Dopo la terribile vicenda di stalking durata 5 anni e che lo portò via nel 2010 dall'amato Napoli, l'attaccante stabiese Fabio Quagliarella si è raccontato a Giulio Golia de Le Iene. Una lunga intervista in cui ricostruisce l'intera vicenda nel dettaglio, spesso emozionandosi, piangendo di rabbia. 


«Sono passato per l'infame della situazione e quando succede davanti alla propria gente fa male - ha raccontato con voce rotta -. Ogni volta che dovevo tornare a Napoli mi nascondevo, mi camuffavo, per evitare che qualcuno dicesse qualcosa, perché poi fa male. Alcuni amici mi chiedevano di uscire, andare in un locale, ma ho sempre rifiutato. Non tutta la gente è così, non voglio che passi una brutta immagine della mia terra. I napoletani hanno un gran cuore, se fossero tutti come noi... Però faceva male, potevi sempre beccare qualcuno che diceva la parolina. Io ho sempre evitato il litigio, non me lo meritavo. Capita anche che le persone intorno a te reagiscano al posto tuo, e io ho sempre maledettamente voluto evitare questa cosa. Non posso litigare con la mia gente, non se lo meritano loro e non me lo merito io. E così continuavo a dirmi 'speriamo che arrivi quel giorno'. Finalmente è arrivato dopo un incubo durato cinque anni, per colpa di una persona alla quale non so cosa sia passato per la testa. Anzi, era una persona alla quale avevo dato fiducia, per via anche del suo lavoro».

Poi una lunga ricostruzione: «Dovevamo giocare in Svezia, ero titolare, la società però mi disse che non potevo giocare perché mi avevano venduto alla Juventus. La gente mi amava, altrimenti non avrebbe fatto così. Ti immaginavi capitano del Napoli, di poter vincere qualcosa perché man mano la squadra diventava più forte come ora, che è uno squadrone. Se non ci fosse stato tutto questo credo che sarei stato ancora li a giocare, sicuramente». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero