Mauro Icardi. Un giorno, in una maglia blu, ha creduto di intravedere l’eternità. Ha guardato il Parco dei Principi e si è immaginato felice per sempre. Ha...
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Certo di Icardi si è perso il contatto radar da tempo, e le bussole non restituiscono orientamenti affidabili. D’altronde, dalla sfida dei quarti di Champions contro l’Atalanta alla finale di domenica, Maurito ha raccolto il nulla di 78’ di gioco. Lo scenario, a pensarci, suscita delle riflessioni: lo spogliatoio del Psg è affollato di campioni e forse Icardi ora è troppo grande per una squadra piccola ma ancora troppo piccolo per una grande. Insomma, una questione di taglia e talento. Il mercato dirà se sul matrimonio si raduneranno le nuvole del divorzio. Senza dubbio anche il Paris dovrà porsi delle domande: l’emiro Al Thani ha speso 1,3 miliardi di euro in nove anni (da pazzi) e non ha mai superato la soglia dei titoli nazionali. A fulminare i francesi, per di più, l’altra sera, è stato Coman, un 24enne cresciuto proprio nel vivaio parigino e nel 2015 lasciato scivolare in prestito dalla Juventus al Bayern. Del resto vincere la Champions non è mai una passeggiata: neppure attraverso la formula dell’eliminazione diretta. «È una faccenda di dettagli», ripetono Guardiola e Mourinho. «Servono inconsapevolezza, fortuna e coraggio», racconta Ancelotti. E molta padronanza, abitudine. Esperienza, ecco. E l’esperienza non si compra al mercato nemmeno per un miliardo di euro.
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Il Messaggero