Pjanic a cento presenze con la Roma in A: l'uomo che non c'è in una squadra non bella

Pjanic a cento presenze con la Roma in A: l'uomo che non c'è in una squadra non bella
dal nostro inviato Alessandro Angeloni GENOVA Sarà il turnover, sarà pure perché Garcia lo ha visto un po' annebbiato,...

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dal nostro inviato Alessandro Angeloni


GENOVA Sarà il turnover, sarà pure perché Garcia lo ha visto un po' annebbiato, specialmente la sera di Roma-Bayern. Non si potevano lasciare da parte e abbandonare al loro destino i soli Cole e Iturbe, ed ecco che il vecchio Rudi nella ventilata e freddina notte di Marassi ha deciso di lasciare in panchina pure Miralem Pjanic, dal tecnico considerato il miglior uomo di centrocampo, il genio del tocco di prima, l'artista dei calci di fermo (vedi Parma, vittoria in extremis per i giallorossi grazie a una splendida punizione di Mire sul gong) e via con altri complimenti.



Panchina difficile da digerire per uno come lui: il talentuoso centrale bosniaco aveva voglia di dimostrare - come tutti - quanto fosse un caso quella sconfitta amara patita in Champions League con i bavaresi. La Roma vista contro la Sampdoria, senza di lui, è apparsa più fisica e meno ragionatrice, più tosta e meno limpida. In assoluto meno bella, meno fantasiosa. Pjanic è entrato al 72', solo pochi minuti a disposizione per inventare, senza però inventare granché, tranne una pallaccia a Destro nel cuore

dell'area di rigore. Ma un traguardo lo ha raggiunto lo stesso in quei diciotto minuti più recupero giocati: il centrocampista giallorosso, subentrato al posto di Ljajic, tocca la sua centesima presenza in A con la maglia della Roma.



Pjanic è il centoundicesimo giallorosso a raggiungere la tripla cifra nelle presenze nel massimo campionato italiano. Un traguardo che non viene festeggiato con la vittoria, ma Mire entra nell'elite, non di pochissimi ma pur sempre un elite che conta, che fa storia. Garcia lo considera il capitano dopo Totti e De Rossi e ci rinuncia solo in casi estremi. Pjanic è arrivato con la proprietà americana ad agosto del 2011, ha cominciato da dentro a vedere nascere la Roma che oggi sogna lo scudetto, nonostante il pari di Marassi.



Un'annata così e così con Luis Enrique in panchina, un mezzo disastro (per via dei rapporti mai decollati) con Zeman e Andreazzoli e la consacrazione con Garcia, francese come lui e amante del calcio fatto da piedi buoni e Mire, questa caratteristica, ce l'ha. Tra l'altro Pjanic ha un altro record di cui fregiarsi: è l'unico acquisto della proprietà americana (e di Sabatini) a resistere nel tempo. Sono spariti i vari Bojan, José Angel e via via tutti quelli che sono arrivato con lui la prima estate di mercato americano. Lui c'era, c'è e ci sarà (ha firmato un dorato rinnovo fino al 2018) e questo non è un caso. Una panchina si può digerire facilmente, sapendo di essere comunque considerato l'uomo in più. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero