«Voglio giocare al meglio per il mio club, per contribuire a piazzamenti importanti sia in Serie A che in Champions League» Miralem Pjanic si gode i suoi sei gol in stagione con...
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LA TECNICA - A lasciare increduli avversari e tifosi è la sistematicità con la quale Pjanic su punizione riesce a battere il portiere lasciandolo praticamente immobile. È già successo in questa stagione contro Juventus, Carpi, Empoli e Bayer Leverkusen: «Mentre si forma la barriera guardo il portiere e fisso il punto più facile per arrivare in porta. Proprio quando l’arbitro si appresta a fischiare so già esattamente che rincorsa devo prendere per mandare la palla in rete. Naturalmente, non sempre indovino. Qualche volta prendo la barriera, altre finisce di poco a lato oppure in alto. Le mie zone preferite sono tutte quelle intorno all’area di rigore. Tuttavia la distanza più adatta è circa 25 metri dalla porta. Sia se la posizione è spostata a destra o sinistra o centrale».
IL GOL PIÙ BELLO - Era l’11 novembre del 2012, in panchina c’era Zeman, all’Olimpico una pioggia scrosciante inzuppava campo e giocatori. La Roma si guadagna una punizione dalla trequarti, Pjanic si avvicina al pallone e tira: «Forse quello è il mio gol preferito. Saranno stati più di 40 metri. Ho guardato il portiere avversario con la coda dell’occhio, nonostante la distanza fosse notevole. Poi ho mirato e colpito il pallone». Per il derby dell’8 novembre Pjanic sarà squalificato e di certo non potrà ripetere un gesto simile, ma oggi contro il Bayer è in cerca del bis: «Mi piacerebbe replicare anche perchè all'andata ho segnato proprio quando io e la mia famiglia eravamo in lutto per la morte di mia nonna. Volevo vincere a qualsiasi costo però alla fine non ci siamo riusciti, ma le ho dedicato il gol». Durante il suo passato al Lione il bosniaco ricorda: «Il gol al Bernabeu contro il Real Madrid che ci portò ai quarti di Champions è una delle reti più importanti che abbia mai segnato». Stile Juninho?: «No, lui era un maestro. Io ho costruito da solo il mio stile. Così come hanno fatto Pirlo e Ronaldo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero