Pioli: aggredire, contrastare e ripartire. Un dogma per l’allenatore. Una filosofia che riguarda tutta la squadra, ma principalmente le due mezzali. A San Siro saranno...
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Giocano insieme da pochi mesi, ma sia il bosniaco che l’azzurro sembra si conoscano da anni. Quando uno avanza e spinge in verticale assieme alle due ali, l’altro fa una specie di diagonale, coprendo la zona e viceversa. Due giocatori che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Per Pioli rappresentano l’ideale, anche perché hanno caratteristiche diverse e, in un certo senso, si completano. Uno, Lulic, è potente e quando accelera è difficile fermarlo. L’altro, Parolo, è costante, preciso nei passaggi e non smette mai di correre. E poi, aspetto da non sottovalutare, sono centrocampisti duttili con il senso del gol. Domenica sera ci hanno messo un po’ a carburare, ma quando hanno capito cosa voleva l’allenatore hanno fatto la differenza. Sono loro due che, grazie a un lavoro oscuro e di gran copertura, hanno permesso a Ledesma e agli altri di spiccare il volo.
Nei sette gol realizzati dai biancocelesti domenica sera all’Olimpico c’è la mano di entrambi i giocatori che, grazie alle loro intercettazioni, hanno fatto in modo di far ripartire l’azione sugli esterni e aiutare a finalizzare.
L’EROE SI RIPRENDE LA SCENA
Se per Parolo la stagione che verrà è quella della consacrazione in un club importante, per Lulic dovrà essere quella della conferma. Per i tifosi laziali, il jolly bosniaco rappresenta l’icona della coppa Italia conquistata contro la Roma e il calciatore su questo, a dir la verità, l’anno scorso si è un po’ adagiato, dando la sensazione di non essere più stimolato come al suo arrivo nella capitale. Per gran parte dell’estate è stato sulla bocca di tutti perché si pensava potesse andar via. Su di lui avevano messo gli occhi la Juventus, almeno fino a quando c’era Conte, ma anche l’Inter di Mazzarri e il Milan di Inzaghi. Per cederlo però Lotito pretendeva cifre pazzesche, oltre i 18 milioni di euro. Offerte ne sono arrivate, ma mai di quella portata e così il bosniaco è rimasto. Prima e durante i mondiali pensava di poter partire ed era quasi pronto a farlo, ma adesso che è rimasto e ha conosciuto Pioli e vissuto il nuovo gruppo, non vede l’ora di rimettersi in corsa e dimostrare a tutti la sua forza. E poi c’è una promessa, se Senad farà risultati migliori di quelli di due anni fa, allora la Lazio a fine stagione è pronta a premiarlo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero