Lazio, Pioli in difficoltà tradito dai senatori della squadra

Lazio, Pioli in difficoltà tradito dai senatori della squadra
ROMA Pioli è in confusione. Impossibile negarlo. Le ultime gare sono una dimostrazione dello stato mentale del mister biancoceleste. I cambi di Bergamo sono sembrati...

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ROMA Pioli è in confusione. Impossibile negarlo. Le ultime gare sono una dimostrazione dello stato mentale del mister biancoceleste. I cambi di Bergamo sono sembrati scriteriati, così come le scelte fatte a Reggio Emilia. Di batoste in questa stagione ne sono arrivate tante e adesso invertire la rotta è davvero complicato. Anche perché nei vicoli di Roma c'è qualcuno che con la bocca fa già a pezzi un allenatore. La situazione non è affatto semplice e questo di certo non è il periodo dei miracoli, ammesso che ci sia qualcuno in grado di poterli fare dalle parti di Formello. La passata stagione Pioli aveva avuto il pregio di ridare entusiasmo ad un ambiente a dir poco depresso. In questo campionato non ci sta riuscendo e le colpe non sono esclusivamente sue. Che cosa ha generato questa confusione?

BOCCHE STORTE
Per tentare di capire l'origine di questa crisi, che è più profonda di quanto si possa pensare, bisogna tornare indietro di parecchio tempo. Casualmente i momenti difficili saltano sempre un'annata. Ma cercheremo di spiegare anche questo. Alcuni scricchiolii potevano sentirsi distintamente già l'anno scorso ma il boato delle vittorie ovattava ogni cosa. Nessuno ha posto rimedio e adesso quelle righe sono diventate crepe ben visibili. Non tutti sono rimasti alla Lazio con il sorriso sulle labbra. Diversi big avrebbero preferito cambiare aria. Bocche storte anche dopo il mercato estivo quando qualche senatore durante un pranzo aveva espresso il totale disappunto verso i mancati rinforzi sbandierati dal presidente Lotito. Un malumore diffuso che passo dopo passo ha svuotato i giocatori, già non certo pieni di motivazioni. Manca il carattere, ma quello non lo si trova certo nelle sessioni di gennaio e di agosto. O lo si ha o no. A questo nemmeno Pioli può mettere mano. E così dopo essersi messi in mostra il primo anno di scuola, in tanti cominciano a mostrare gelosie, a pestare i piedi e a nascondersi durante le interrogazioni.
POLLICE VERSO

Ci si aspettava decisamente una stagione diversa da quelli che la maglia della Lazio la vestono da più tempo, dovevano essere una guida per i più giovani e invece si sono tirati indietro. Candreva ha perso il sorriso e la forma migliore che però ritrova miracolosamente in Nazionale. Marchetti soffre del mancato rinnovo di contratto e così la porta diventa più grande quando tirano Gervinho, Bacca o Mexes. Biglia, a cui è toccata in sorte, nolente o volente, la fascia della discordia, cerca di fare il leader sognando altri lidi. Klose risente dell'età e le vasche di ghiaccio non bastano più a conservarlo. Lo stimolo della Nazionale non c'è più e così non gli resta che fare da chioccia a qualche giovane. Si è isolato. E poi c'è il ritorno di Mauri. Doveva servire da collante e invece si è rivelato deleterio. L'impressione è che ognuno pensi più al suo quadratino di campo verde che al bene collettivo. E in questa faida a rimetterci è la Lazio che in classifica si è vista risucchiata dal Milan e sente il fiato sul collo di una delle peggiori Juventus degli ultimi anni. In campo la distanza che c'è tra i giocatori è ben evidente. E Pioli non è più in grado di colmarla. Ma dovrà dare fondo a tutto il suo repertorio se non vuole che il pollice diventi verso e che anche lui finisca per essere esonerato. Sarebbe l'ennesimo allenatore a dover pagare colpe non solo sue fornendo ancora una volta un alibi troppo comodo.
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Il Messaggero