Milan, l'era Pioli comincia nel caos: sui social si scatena la protesta contro il club

Stefano Pioli
Non sarà semplice per Stefano Pioli conquistare i tifosi, contrari al suo ingaggio non tanto per il suo passato all’Inter (dal novembre 2016 a maggio 2017), ma per...

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Non sarà semplice per Stefano Pioli conquistare i tifosi, contrari al suo ingaggio non tanto per il suo passato all’Inter (dal novembre 2016 a maggio 2017), ma per come la società ha gestito l’ennesima situazione di difficoltà da ormai quasi sei anni. In pochissimo tempo su Twitter #PioliOut è diventato l’hashtag più di tendenza in Italia, il quarto nel mondo (quasi 40mila tweet). «Almeno una classifica Pioli l’ha scalata», dice uno dei tanti utenti rossoneri che ironizzano sul mancato arrivo di Luciano Spalletti. Nella notte tra lunedì e ieri il tecnico di Certaldo non è riuscito a trovare l’accordo con l’Inter sulla buonuscita, incagliandosi in una negoziazione al rialzo con Beppe Marotta che non ha mai voluto assecondare la sua richiesta di ricevere almeno un’annualità delle due (è sotto contratto fino al 2021), ossia 5,5 milioni di euro (di questi, incassati già 1,375 che sono poi le mensilità di luglio, agosto e settembre). All’esterno di Casa Milan l’atmosfera che si respirava era alquanto surreale. Un gruppo di tifosi ha aspettato l’arrivo in sede di Pioli, mentre un ragazzo ha esposto un cartellone scritto a mano contro la proprietà e la dirigenza: «La pazienza è finita. Boban, Massara, Maldini, Elliott, Gazidis e Scaroni, una società di buffoni». Chissà cosa staranno pensando Zvonimir Boban e Paolo Maldini. Il croato avrà forse inteso i motivi dell’addio di Leonardo, che si sentiva troppo legato dalla politica societaria dell’hedge fund di Paul Singer. C’è anche chi è pronto a scommettere nel doppio divorzio Boban-Maldini al termine della stagione, se ancora una volta il traguardo del quarto posto dovesse fallire. Nella mattinata di ieri il Milan ha comunicato a Marco Giampaolo l’esonero, ufficializzato poi intorno alle 19.30. Si chiude così la sua breve esperienza sulla panchina rossonera, con un bilancio di tre vittorie e quattro sconfitte (media 1,29 punti, la più bassa del dopo Massimiliano Allegri). Al tecnico di Giulianova è stato rimproverato di essersi intestardito su certe scelte, senza dare mai segnali di cambiamento.


LA VIRATA

Così una volta appurato che era impossibile arrivare a Spalletti, il Milan ha virato su Pioli, che nella serata di ieri ha accettato un contratto biennale da 1,5 milioni (oggi la firma). La sua avventura sulla panchina del Milan inizierà oggi pomeriggio a Milanello, con la ripresa degli allenamenti, inizialmente previsti in mattinata, senza i Nazionali. Giocherà con il 4-3-3: ritroverà Biglia, allenato ai tempi della Lazio, e avrà il compito di rilanciare giocatori come Bennacer, Paquetà, Krunic, Bonaventura, Suso, Rebic, Piatek e dare fiducia a Leao, il talento portoghese che dal derby in poi ha saputo dimostrare tutte le sue qualità ed è l’unico giocatore, ad oggi, ad accendere l’entusiasmo dei tifosi. L’errore che la dirigenza non dovrà fare è, però, quello di lasciare solo Pioli. Perché dopo la sconfitta di Udine, alla prima giornata di campionato, Giampaolo si era sentito non protetto. A volte, anche per un club come il Milan, conoscere i propri limiti è un passo verso il traguardo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero