Peppiniello di Capua: «Galeazzi era il canottaggio, non solo olimpiadi e Abbagnale. Il messaggio a Mara Venier»

Peppiniello di Capua: «Galeazzi era il canottaggio, non solo olimpiadi e Abbagnale. Il messaggio a Mara Venier»
Si fatica a trattenere la commozione, con Peppiniello di Capua, ascoltando assieme le telecronache leggendarie di Giampiero Galeazzi.  ...

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Si fatica a trattenere la commozione, con Peppiniello di Capua, ascoltando assieme le telecronache leggendarie di Giampiero Galeazzi

«Non solo olimpiadi e mondiali - racconta l’ex timoniere -, quelle per noi erano quasi un corollario, una diretta conseguenza, del suo seguito alla nostra barca nelle grandi manifestazioni, a partire da Basilea, dal Rotsee, il bacino più affascinante, per il canottaggio».

I fratelloni, Carmine e Giuseppe Abbagnale. Carmine oggi lavora in regione, Campania, settore edilizia, Giuseppe è il presidente federale. Peppiniello è in macchina: «A Castellammare di Stabia, mi fermo per voi».

Quell’omino che scandiva il ritmo, i colpi, il mito. Mitizzato appunto da un Bisteccone che non era ancora tale. Da Youtube emerge tanto, la voce pulita di Giampiero, per esempio, dell’82, a 36 anni. «Era stato canottiere - ricorda di Capua -, riserva nel singolo per Messico 1968». Quasi come Giacomo Crosa, dunque, finalista olimpico nel salto in alto e poi volto fra i più amati d’Italia, bellezza e garbo sul Tg5.

Galeazzi era il calcio, gli sport olimpici, il bordocampismo.

«Ma era soprattutto un uomo, uguale a come usciva in tv: di compagnia, e battuta pronta, a tavola; io ero la metà di lui, eppure mangiavamo uguale, quando eravamo nel dopo gara».

Peppiniello ha vinto anche con il paracanottaggio femminile.

«E sono stato in aspettativa dalla Telecom Italia».

Era un tutt’uno, quel due con, due ori e un argento olimpico, Giuseppe, Abbagnale, portabandiera.

«E Galeazzi a celebrarci. Come fece anche con Maradona, per gli scudetti. E’ stato talmente grande che non ha bisogno di sciarpe nè di medaglie, nella tomba, di ricordi visivi. Giampiero è stato il canottaggio e lo sport». «E ogni sport - interviene Carmine - ha bisogno del suo narratore, per farsi ricordare, per entrare nel cuore di un popolo, al di là imprese sportive».

Quanto ha inciso, Giampiero? Forse quanto Franco Bragagna per l’atletica. 

«Percentuali non ne facciamo - dicono in corso Peppiniello e Carmine -, ma tanto, tanto».

Peppiniello faceva salire il numero di colpi e Galeazzi con la voce lo tallanava.

«Come se - riprende l’ex timoniere - soffiasse dietro la barca, come se dietro avesse tutto un popolo, l’Italia intera».

Galeazzi era rimasto in contatto con i fratelloni, con Peppiniello.

«Il legame era sopravvissuto, anche un quarto di secolo dopo». «Però - obietta Carmine - rinunciavo persino a farmi vivo, negli ultimi anni, sapendo che non stava bene. Preferisco ricordarlo al top della forma».

Peppiniello e Giampiero. Erano come l’articolo il, così diversi e così uguale, da Castellammare di Stabia e da Roma.

«Uniti nel nome dei remi. E quando tornò da Mara Venier mandai un sms anche alla conduttrice di Domenica In».

 

 

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Il Messaggero