Vettel penalizzato: la discriminante è la volontarietà che non è mai facile da stabilire

Il duello in pista tra Vettel ed Hamilton
Una decisione dei giudici della F1 ha tolto la vittoria a Vettel e alla Ferrari e lascerà uno strascico di polemiche che farà discutere a lungo. È come un...

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Una decisione dei giudici della F1 ha tolto la vittoria a Vettel e alla Ferrari e lascerà uno strascico di polemiche che farà discutere a lungo. È come un fallo di mano in area di cui è difficile giudicare la volontarietà. Va punito o no? I fatti sono lampanti: Vettel al 49° giro, sotto la pressione di Hamilton, va leggermente lungo alla curva 4, finisce nella va di fuga d’erba e rientrando in pista verso destra taglia la strada ad Hamilton che cercava di superarlo, obbligando l’inglese a rallentare per evitare la collisione. Dai mille replay e dalle inquadrature della camera car della Ferrari si vede che Vettel “rema”, come si dice in gergo per controllare la macchina sul terreno erboso e scivoloso, poi dà una sterzata decisa verso destra al momento del rientro sull’asfalto. Quello che nessuno potrà sapere mai, e solo il pilota conosce in cuor suo, è se quella sterzata finale per allargare la traiettoria l’ha fatta apposta, oppure stava cercando di controllare una vettura incontrollabile. 


ESAGERAZIONE

Con esagerata sicurezza i tre giudici della Fia (fra cui c’è l’ex pilota Endurance, Emanuele Pirro) hanno emesso un verdetto di colpevolezza. Secondo loro Vettel l’ha fatto apposta creando una situazione di pericolo. Vettel dice invece che non aveva alternativa: «Stavo cercando di tenere il controllo della macchina in pista, avevo le gomme sporche d’erba: non potevo fare altro». Hamilton ha invece replicato: «Questa è la sua opinione, ma quando un pilota ritorna in pista deve cercare di farlo in sicurezza». Ora, è vero che la regola c‘è, ma è nell’istinto dei piloti quando commettono un lieve errore o un “lungo” cercare di non agevolare il rivale che li sta incalzando. Succede così da cent’anni nelle corse. Quel che è certo è che la Fia è stata troppo precipitosa nell’emettere la sentenza durante la gara attribuendo 5” di penalità a Vettel senza aspettare la fine corsa e ascoltare dalla viva voce del pilota le sue ragioni, le sue spiegazioni e le sue motivazioni. In fondo è come fare un processo e condannare l’imputato senza dargli la possibilità di dare la propria opinione. Quanto queste situazioni siano delicate e sul filo dell’interpretazione, lo dà un particolare: nel 2016, al GP di Montecarlo, ci fu un episodio analogo con Hamilton nella parte dello “scorretto”: Lewis, in testa alla gara (come Vettel ieri) incalzato da Ricciardo, sbagliò la curva della chicane del porto e andò dritto, ma rientrando in pista ostruì allo stesso modo Ricciardo, costretto a rallentare. Hamilton non subì alcuna penalità. 
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Il Messaggero