Pau Lopez, il problema numero uno della Roma

foto MANCINI
Non inganni il 13 che porta sulle spalle. Perché Pau Lopez resta un numero uno. E suo malgrado, ultimamente, s’è trasformato nel problema numero uno. Se prima...

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Non inganni il 13 che porta sulle spalle. Perché Pau Lopez resta un numero uno. E suo malgrado, ultimamente, s’è trasformato nel problema numero uno. Se prima della pandemia - al netto del gravissimo errore nel derby - il rendimento dello spagnolo poteva essere considerato tutto sommato sufficiente, nel post-lockdown l’ex Betis ha deluso. Un calo più mentale che atletico. All’improvviso, tutto è diventato difficile. Anche in un momento felice per la squadra, capace di inanellare 7 vittorie nelle ultime 8 gare, una semplice strada in pianura per Pau s’è trasformata nel Tourmalet. Il leggendario Lev Yashin, amava raccontare che «se non sei tormentato dopo aver fatto un errore, non sei un grande portiere». Forse Lopez lo ha preso troppo alla lettera. Perché gli errori sono diventati all’improvviso come ciliegie: uno s’è tirato dietro l’altro. Dopo Napoli (dove è stato il migliore in campo), ogni gara seguente ha lasciato a desiderare. L’uscita sbagliata, gli errori reiterati in disimpegno con i piedi, il gol evitabile, la papera. Ferrara e Torino sono stati i campanelli d’allarme, Duisburg (contro il Siviglia) ha rappresentato la resa inerme.


L’EREDITÀ PESANTE
Lopez è giunto a Roma la scorsa estate. Il suo compito era far dimenticare Olsen ma la pressione di dover rappresentare il post-Alisson, ha sempre aleggiato su di lui. A chi glielo chiedeva, lo spagnolo replicava: «Alisson è Alisson, Pau è Pau». In una città che brucia tutto alla velocità della luce, queste parole gonfie d’orgoglio si sono trasformate presto in un boomerang. Se resterà, lo dovrà soltanto alla valutazione fatta la scorsa estate (23,5 milioni più la metà di Sanabria). Ora a bilancio pesa 20,6 milioni. Difficile, dopo una stagione del genere, che ci sia qualche club diposto a pagare tanto. La Roma ha provato a offrirlo in Germania (Bayer Leverkusen) sentendosi a sorpresa chiedere informazioni su Olsen. Ma a Trigoria, le riflessioni sono aperte. Si riuscisse ad imbastire un’operazione con la formula del prestito con obbligo di riscatto (considerando che nel prezzo finale, peserebbe un altro anno di ammortamento) verrebbe presa in considerazione. Domanda lecita: chi al suo posto? Per rispondere, bisognerebbe prima risolvere il problema che sta paralizzando il club in queste settimane, in attesa del closing e della successiva assemblea che sancirà il nuovo cda. Ossia capire chi sarà a decidere. Dipendesse da De Sanctis, ad esempio, Meret (per il quale l’agente Pastorello nei giorni scorsi ha ribadito: «Deve giocare, siamo disposti anche ad andare in prestito») avrebbe molte chance. Morgan (vicino all’intesa per il prestito di Cardinali al Matelica, squadra di Lega Pro) apprezza il portiere friulano e sfruttando il fatto che a Napoli, il titolare per Gattuso è Ospina, la possibilità d’imbastire uno scambio non è da scartare. Impossibile però che Lopez accetti di fare il secondo al colombiano. Dovrebbero rientrare allora altri giocatori (leggi Under) per i quali la Roma vorrebbe ricavare soltanto cash.

OPZIONI LOW COST

Gollini piace molto (a Fienga) ma costa altrettanto (25 milioni). Poco meno Cragno (blindato ieri da Giulini) e Musso (20). Ecco quindi che non vanno scartate due ipotesi low cost. La prima è Sirigu. Il 33enne portiere granata ha “rotto” con Cairo. Vuole andare via. Ha un contratto che scade nel 2022, il Toro lo valuta 8 milioni ma deve prima trovare un sostituto. Audero e Sepe, sono gli attenzionati dal ds Vagnati. L’altra pista, da non sottovalutare, porta a Perin (classe ‘92) che potrebbe (insieme a Romero) entrare in un giro di plusvalenze con la Juventus. L’ultima parola spetterà al nuovo ds che valuterà anche l’ipotesi - avanzata da intermediari - di uno scambio Diawara-Torreira con l’Arsenal.
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Il Messaggero