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L’Atalanta vola, come sempre, come spesso, almeno come gioco. Meritava di vincere all’Olimpico con la Roma e anche domenica scorsa, sempre in Emilia, a Reggio, con il Sassuolo. Oggi ne fa cinque al Parma, retrocesso da lunedì, e ne concede due, della bandiera, a Roberto D’Aversa.
Il 5-2 rende l’idea della differenza, non tanto delle forze in campo, ma della filosofia, ovvero fra Giampiero Gasperini e la fantasia al potere, fra il tutti avanti e il controllo a uomo, vecchia maniera, invece, nella propria metà campo, e il gioco di attesa che da sempre caratterizza D’Aversa. Che naturalmente si offende, da sempre, quando glielo fanno notare. “Mi piace molto Allegri”, confessava due anni fa, alla vigilia di Parma-Juve. I due trainer sono come l'alfa e l'omega.
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Parma-Atalanta è un po’ l’emblema del calcio che è a Bergamo, che entusiasma anche quando non vince, e del calcio che a Parma non si vuole più, perchè D’Aversa non catturava neanche quando vinceva: la serie C nei playoff (meritava il Pordenone, penalizzato dall’arbitraggio, ma lo staff di ieri e di oggi e neanche i giornalisti parmigiani l’hanno mai riconosciuto) e la serie B, nonostante un parziale di una vittoria in 9 gare che a un certo punto lo fece vacillare. Le due salvezze in serie A sono state anticipate e rotonde, mai in discussione, soprattutto la scorsa, grazie a Kulusevski.
Poi il Covid ha spaventato i 7 di Nuovo Inizio, che hanno voluto vendere, l’americano Krause è arrivato tardi, il budget non era elevato e il ds Marcello Carli prese giovani e D’Aversa si fece licenziare, nonostante il contratto per questa stagione. Liverani aveva dato spettacolo, al Lecce, Carli ha sbagliato nello snaturarlo, il girone d’andata è stato ibrido, modesto, come gioco, e il ritorno di D’Aversa ha peggiorato il rendimento.
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Il Parma due settimane fa aveva perso al Tardini con il Crotone, stavolta ha peggiorato la faccenda, 2-5, chiusura simile all’anno infausto con Donadoni. Stavolta è molto diverso, perchè la società ducale ha un grande presidente, non un Ghirardi qualsiasi, che oggi magari sarebbe stato bersagliato dai bergamaschi perchè bresciano. Ghirardi e Leonardi probabilmente eviteranno la galera, 6 anni fa firmarono il crack del Parma, ora la famiglia Krause rifà lo stadio, vuole vincere la serie B e, il prima possibile, tornare in Europa.
Si cerca l’allenatore, piace Alessio Dionisi, ma gli converrebbe debuttare in A, con l’Empoli, in subordine c’è Paolo Zanetti, spettacoloso, a Venezia. D’Aversa meriterebbe di restare, perchè escluso quest’anno ha sempre centrato il risultato. La rosa non è male, Cornelius e Gervinho hanno richieste.
Ma torniamo all’Atalanta. Per la Dea, il solito Malinovskiy, scatenato, al 12’, il raddoppio di Pessina, sostituito una settimana fa, per l’espulsione di Gollini, e poi Muriel. Cinque gol su 6 nella ripresa, per i bergamaschi altre tre occasioni e la traversa di Zapata, nel primo tempo. Nella ripresa gli assist sono di Muriel, Pasalic e Busi. Il poker è stato su azione di Pessina, con respinta di Sepe sul palo, e rete di Muriel. La seconda rete crociata nasce dal recupero palla di Pellè (a 35 anni faticherà a essere titolare in serie A), il quinto dall’azione di Muriel per Pasalic che calcia addosso al portiere e Miranchuk va di potenza, sotto la traversa.
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L’Atalanta gioca come se fosse sulla luna, un calcio unico in Italia, da un lustro. Merito di maestro Gasperson e dei giocatori scelti da Giovanni Sartori, con Gabriele Zamagna. Sempre sui campi. Quando non gioca Bergamo, girano l’Italia e l’Europa a caccia di talenti e di plusvalenze. Per raggiungere la 3^ qualificazione in Champions, la 5^ Europa di fila e, un giorno, una semifinale Champions e lo scudetto. Impossible is nothing, con Gasperini. Che ha rifiutato la Roma, per continuare fra Bergamo bassa e alta. “Chi entra con la mentalità giusta può sempre fare la differenza”, dice l’allenatore torinese. Partito dalla Primavera della Juve e mai considerato da Agnelli e Marotta, Paratici e Nedved. Forse perchè vuol fare di testa sua?
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