Pantani, trovato l'uomo del mistero. Testimoni riferiscono di minacce dopo Madonna di Campiglio

Pantani, trovato l'uomo del mistero. Testimoni riferiscono di minacce dopo Madonna di Campiglio
«Non mi permetterei mai di darti una storta. Non so come, ma il pelatino non finisce la gara», così un uomo, finora rimasto senza identità, aveva detto a Renato Vallanzasca...

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«Non mi permetterei mai di darti una storta. Non so come, ma il pelatino non finisce la gara», così un uomo, finora rimasto senza identità, aveva detto a Renato Vallanzasca nel carcere di Opera, quando Marco Pantani era ancora il numero uno e nulla lasciava presagire la tragedia. E adesso quell'ombra, che porterebbe dritto alla camorra, diventa una pista. Perché i carabinieri, coordinati dalla procura di Forlì che ha riaperto il caso sulla morte del ”Pirata” ipotizzando l'omicidio, hanno individuato quell'uomo, che a breve sarà interrogato. E intanto molti testimoni, sentiti negli ultimi mesi, hanno riferito che, all'indomani dell'esclusione a Madonna di Campiglio avevano subito minacce.




LA CAMORRA

I carabinieri lo sentiranno nei prossimi giorni. E' l'uomo che al bel Renè, nel carcere ad Opera, spiegò che Pantani era destinato a perdere. Vallanzasca aveva raccontato in un libro di essere stato avvicinato da uno sconosciuto, gli aveva detto di far parte di un clan. Poi gli aveva dato un consiglio, quello di puntare milioni sui rivali di Pantani. Suggerimento ribadito anche mentre il Pirata dominava il giro. Il 5 giugno 1999: «Visto? Il pelatino è stato fatto fuori. Squalificato». L'ipotesi dell'avvocato Antonio De Rensis, difensore della mamma del Pirata, Tonina Belletti, è che dietro l'esclusione dal Giro ci fosse un disegno della camorra. Un giro di scommesse. Ma quando Bruno Giardina, il pm di Trento che indagava su Campiglio, con Pantani parte offesa, aveva tentato di andare a fondo convocando Vallanzasca per sapere chi fosse quell'uomo, il bel Renè aveva taciuto. E lo stesso aveva fatto pure incontrando la signora Pantani, nel 2008.

Ma adesso, dopo la riapertura del fascicolo per omicidio, una lettera alla signora Beletti ha portato gli inquirenti sulle tracce di quell'uomo. Che è stato identificato. Agli atti del fascicolo, che adesso da Trento è finito a Forlì, ci sono le testimonianze attribuite a un ispettore dell'Unione ciclistica internazionale che, dopo un controllo superato dal Pirata, avrebbe detto a Pantani: «La prossima volta non te la caverai». Qualora emergessero prove di un giro di scommesse, falsato da cosche della camorra con alterazione delle provette a Campiglio, gli atti andrebbero alla Dda.



I TESTIMONI


I pm di Forlì, il capo Sergio Sottani e il sostituto Lucia Spirito, hanno riaperto il fascicolo archiviato a Trento per associazione a delinquere finalizzata a truffa e frode sportiva e le relative minacce di cui sarebbe stato vittima Pantani. Hanno sentito più di dieci persone dello staff, ma non solo. Qualcuno ha riferito di avere subito minacce: Dimenticate cosa è successo a Campiglio». Tra le persone convocate c'è anche il cronista Davide Dezan, che proprio ieri ha intervistato Roberto Pregnolato. E quindici anni dopo, lo storico massaggiatore di Pantani giura che la sera prima del controllo l'ematocrito del Pirata era a 48, dunque normale. Agli atti ci sono anche le minacce che Marco avrebbe ricevuto all'arrivo della tappa di Cesenatico, casa sua, poco prima della squalifica: «Stavolta te la sei cavata, ma non finirai il Giro», ribadite anche al presidente del suo club, Vittorio Savini. Ma servono sviluppi concreti per dare all'inchiesta di Forlì un esito diverso da quello di Trento. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero