Auguri Panenka, l'inventore del "cucchiaio": da Voeller a Zidane e Totti, ecco i suoi eredi

Auguri Panenka, l'inventore del "cucchiaio": da Voeller a Zidane e Totti, ecco i suoi eredi
Accade, nello sport ma non solo, che grazie all'intelligenza, alla sfrontatezza e alla leggerezza di una mente, le regole consolidate dall'abitudine siano sovvertite nello...

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Accade, nello sport ma non solo, che grazie all'intelligenza, alla sfrontatezza e alla leggerezza di una mente, le regole consolidate dall'abitudine siano sovvertite nello spazio di un istante. Le Olimpiadi di Città del Messico del ‘68, ad esempio, furono la pagina sulla quale Dick Fosbury riscrisse le movenze del salto in alto, valicando l'asticella «di schiena» e inventando per l'appunto lo «Stile Fosbury». Un nome che diventa un gesto. Il massimo, in qualsiasi mestiere.








Per simmetria, anche il mito del calcio sbandiera orgoglioso il proprio esempio brillante. Un emblema sublimatosi in una grande storia. Occhi chiari, baffoni calanti, ecco Antonín Panenka, detto Tonda, centrocampista della Cecoslovacchia agli Europei del ‘76. Nella serie dei rigori della finale contro la Germania, Panenka non superò il leggendario Sepp Maier con un classico tiro, incrociato, all'incrocio, centrale, a mezza altezza o rasoterra: no, semplicemente (per lui...), disegnò nell'aria di Belgrado un lento, lieve, elegante e morbido semicerchio che si posò, dopo aver sorpreso e sconvolto spettatori e giocatori, esatto in rete. I cechi si laurearono campioni, è vero, ma, soprattutto, nacque così «il Panenka», ovvero il nostro rigore «a cucchiaio».



CANDELINE E RIVISTE

Proprio domani Antonín, perito alberghiero di Praga e oggi presidente del Bohemians, festeggerà i 66 anni. È sposato, ha due figli e si diletta nel tennis e nel golf. Ancora, forse, non si rende conto di aver estratto una meraviglia dal mondo della fantasia. «La mia fortuna fu che nessuno mi aveva visto al di fuori della Cecoslovacchia. Certo, se Maier me lo avesse parato, mi avrebbero mandato in miniera», ha raccontato qualche tempo fa. Lo stupore incuriosì perfino Pelè: «Ma è un genio o un pazzo?». E pensare che Antonín indovinò la ricetta soltanto per scherzo: anzi, per trovare uno stratagemma buono per evitare di continuare a pagare le birre al compagno di squadra Hruska, il portiere del Bohemians di Praga. La fama di Panenka ha però sorvolato ogni confine: in Spagna hanno addirittura chiamato una bella rivista «Proyecto Panenka», figurarsi.



EPIGONI


Ma la cifra più rilevante è ormai l'immortalità del nome. Perché, fino a quando bambini e calciatori di qualsiasi latitudine continueranno a imitare e a provare il cucchiaio, Panenka crescerà eppure mai invecchierà. In Italia, Francesco Totti ha regalato spettacolo mostrando cucchiai vincenti contro il Bologna nel ‘99, al cospetto della Sampdoria nel 2007 e contro l'Udinese nel 2011. Senza dimenticare, naturalmente, l'incanto del 29 giugno del 2000: il cucchiaio azzurro inflitto all'olandese van der Sar nell'incredibile semifinale degli Europei di Belgio e Olanda, quella giocata dall'Italia in inferiorità numerica per un'ora e mezza buona tra tempi regolamentari e supplementari. Un momento tanto metafisico da meritare il titolo di un libro, scritto per beneficenza: «Mo je faccio er cucchiaio». L'elenco dei seguaci di Panenka è un omaggio infinito e abbraccia anche Sergio Ramos e Postiga, Zidane nella finale mondiale del 2006 e Pirlo a Euro 2012, Milevsky e Abreu. Ecco, in un'unica gara, Abreu è riuscito a «scucchiaiare» per due volte: una ha segnato, l'altra ha sbagliato. Come pure, nella carriera, gli stessi Totti e Pirlo, Cassano e Neymar, Landreau e Rogerio Ceni, Maicosuel, van Persie e Pato. È un arcobaleno di emozioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero