Lazio, Pancaro: «A Sarri suggerirei di lamentarsi meno per i calendari»

Lazio, Pancaro: «A Sarri suggerirei di lamentarsi meno per i calendari»
Si apre il sipario sui playoff di Europa League. La Lazio, arrivata seconda nel girone E, è stata sorteggiata contro il Porto terzo nel gruppo Champions del Milan....

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Si apre il sipario sui playoff di Europa League. La Lazio, arrivata seconda nel girone E, è stata sorteggiata contro il Porto terzo nel gruppo Champions del Milan. Difficile pescare peggio dei lusitani, squadra molto forte e moderna a detta di Sarri. Quali saranno gli errori da non commettere all’Estádio do Dragão? A spiegarceli è stato Giuseppe Pancaro, presente in quel Porto-Lazio del 10 aprile 2003 terminato 4-1.

Signor Pancaro lei la calorosità dei tifosi del Porto la conosce bene. Cosa deve aspettarsi la Lazio?

«Si deve aspettare un ambiente molto caldo con un tifo che spingerà dall’inizio alla fine la propria squadra. Per quanto riguarda il campo invece il gruppo di Sarri avrà a che fare con una squadra molto aggressiva che punta molto sull’intensità. Sarà una partita a ritmi elevati».

Cosa le rimase impresso in quel Porto-Lazio 4-1 del 10 aprile 2003?

«Mi è rimasta impressa proprio questa aggressività del Porto che non ci ha fatto respirare dall’inizio alla fine. Loro erano trascinati da tutto lo stadio in maniera incessante. Nonostante noi fossimo qualitativamente superiori in quella partita loro giocarono meglio come squadra con gran ritmo e intensità».

50 risultati utili in Liga Bwin: il suo amico Conceição è praticamente imbattibile…

«Questi numeri confermano il fatto che Sergio sta facendo veramente un lavoro straordinario. Sono molto felice. Sono molto legato a lui come a tutti quelli che facevano parte del gruppo che vinse lo Scudetto nel 2000».

Superato il giro di boa come le sembra questa Lazio?

«All’inizio è mancata continuità di risultati e prestazioni ma questo era normale. Cambiando allenatore e modo di giocare ci si poteva aspettare questa altalenanza. Nelle ultime prestazioni in campionato si sta iniziando a intravedere una squadra con un’identità precisa. Nel mezzo c’è stato il crollo con il Milan dove non è stato confermato quanto di buono visto prima. Ancora manca la certezza della prestazione. Contro il Porto non si sa che Lazio troveremo. Se ci sarà quella vista in campionato contro Fiorentina e Bologna oppure quella di coppa col Milan. Il prossimo step è quello di cercare una continuità di prestazione a prescindere dalla competizione che si gioca».

Da terzino a terzino: la stava convincendo la crescita di Lazzari?

«Io penso che Lazzari in questa squadra debba giocare sempre, a prescindere da quelle che possono essere le richieste tattiche di Sarri. I più forti vanno messi sempre in campo e lui in quel ruolo - in questo momento - ha dimostrato di avere qualcosa in più. Peccato per l’infortunio, non ci voleva. Non è un caso che quando ha giocato lui nelle ultime uscite la Lazio ha fatto molto bene. A volte è meglio mettere da parte le richieste tattiche a favore delle qualità».

Su chi punterebbe per la sfida col Porto?

«Sarebbe stato scontato dire Immobile. Ormai è veramente un campione, una garanzia. Segna con continuità impressionante e ti permette di partire con un gol a partita. Peccato che non ci sarà. Secondo me un altro giocatore che potrebbe fare bene è Luis Alberto. Poi c’è Zaccagni, molto forte. Mi piace molto ed è stato un acquisto azzeccatissimo».

Infine, che giudizio dà all’operato di Sarri finora?

«Senz’altro positivo. Ha avuto un buon impatto. Secondo me deve smussare un attimino le lamentele sul calendario. Quando sei in una grande squadra è normale giocare così spesso, perciò inutile stare a sottolineare che non si ha il tempo di poter recuperare e lavorare. In primis perché vale per tutti e poi perché non risolvi nulla. Sprechi energie inutili su una cosa dove non puoi incidere e rischi di non focalizzarti al meglio su quello che invece ti richiede ogni competizione. I calciatori della Lazio devono solamente sapere che chi ha la fortuna di giocare in una grande squadra si deve abituare a scendere in campo spesso. Va acquisita questa mentalità».

 

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Il Messaggero