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Se sull’enciclopedia cercate un sinonimo di “indomabile”, troverete scritto “Gregorio Paltrinieri”. Il fuoriclasse azzurro, reduce dallo straordinario argento di Tokyo negli 800 stile libero, è riuscito a qualificarsi anche alla finale olimpica dei 1500. Ossia il suo pezzo forte, la specialità in cui ha riscritto le regole del nuoto. L’oro olimpico di Rio aggiunge così un altro mattoncino all’immaginario grattacielo della fiducia che sta ricostruendo dopo che la mononucleosi l’aveva abbattuto. E in uno sport dove un centesimo è tutto, se fino a un mese prima eri malato non è assolutamente scontato reggere i ritmi tenuti da avversari integri. Eppure, Paltrinieri ha mostrato nuovamente che differenza c’è tra un gran nuotatore e un fenomeno: il primo dopo un argento inaspettato si accontenta, il secondo non ci pensa proprio.
CONSAPEVOLEZZA
In acqua a fianco di gente dura come l’americano Robert Finke e l’ucraino Mychajlo Romanchuk, Greg ha tenuto botta per tutte e trenta le vasche, rimanendo stabilmente terzo dai 400 metri in poi e chiudendo in 14’49”17. «Non sapevo ancora come avrei reagito alla medaglia negli 800 metri. Ora sono contento: è un’altra finale, un’altra opportunità. Sono carico». Domani (nella notte italiana) Greg condividerà nuovamente la vasca con Finke (fresco di oro negli 800 stile libero) e Romanchuk: se è vero che i due lo hanno staccato in batteria intorno alla ventesima vasca (quando l’italiano ha iniziato a dosare con raziocinio le forze) e stanno meglio di lui, è anche vero che il classe ’94 può tranquillamente portare a casa un bronzo (che sarebbe storico, viste le sue condizioni alla vigilia dei Giochi). Lui non fa pretattica e ammette con onestà: «Non so cosa aspettarmi per la finale, è un punto interrogativo». Quello che Greg conosce bene è il suo valore: «So bene quello che posso fare, e so bene come reagire a una situazione difficile».
STAFFETTE VELOCI
Il nuoto azzurro domani avrà ancora altri fuochi d’artificio da sparare.
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Il Messaggero