Pallotta: «Pochi imbecilli rovinano l'immagine di Roma»

Pallotta: «Pochi imbecilli rovinano l'immagine di Roma»
«I nostri tifosi sono fantastici, i migliori del mondo, ed è assolutamente deprimente che una minoranza di perfetti imbecilli rovinino l'immagine di tutti. Sono...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«I nostri tifosi sono fantastici, i migliori del mondo, ed è assolutamente deprimente che una minoranza di perfetti imbecilli rovinino l'immagine di tutti. Sono molto triste per Roma e per la Roma che vedono la propria immagine rovinata e calpestata in questo modo. Il calcio non è questione di vita o di morte, i miei pensieri sono per Sean Cox». Così il presidente della Roma, James Pallotta, in riferimento agli incidenti avvenuti prima della semifinale d'andata di Champions League tra Liverpool e giallorossi.


 

Il businessman di Boston, all'Olimpico per assistere alla gara di campionato tra Roma e Chievo, si scaglia ancora una volta contro la frangia violenta del tifo romanista, già in passato etichettata con un eloquente «fucking idiots».

 

«La Curva Sud ha dei tifosi straordinari, e se è stato possibile fare una rimonta come quella col Barcellona è grazie al contributo del 99,9% di quei tifosi. Purtroppo una piccolissima frangia, di solito fuori dagli stadi, rovina tutto. Ma è tempo che le cose cambino, in Italia e a Roma perché queste cose stanno succedendo troppo spesso», evidenzia Pallotta, raccontando poi un episodio: «Nel 1993 ho visitato il museo di Firenze e poi sono andato a cena. Il giorno dopo sono partito per Parigi, avevo sentito qualcosa ma non sapevo cosa fosse successo. Ho chiesto al concierge cosa fosse successo e lui mi ha parlato di bombe. Non capivo a cosa si riferisse, poi dai notiziari mi sono accorto che il 20% del museo era stato fatto saltare in aria. In quell'occasione gli italiani manifestarono e scesero in strada contro la criminalità organizzata. Forse è il caso che si inizi a prendere posizione in questo senso». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero