Più che un'invasione di capitali cinesi, è una colonizzazione: con il Southampton di Gao Jisheng sono 28 le società europee con quote in mano agli...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'ESPERTO
Ne è convinto Oberto Petricca, avvocato ed esperto di calciomercato asiatico: «Questo fenomeno, che fa parte della campagna degli investimenti all'estero prevista dall'amministrazione pubblica cinese, inciderà ancora per alcuni anni. Ma il calcio è solo uno dei settori, quasi marginale, e ultimamente c'è qualche dubbio da parte dell'opinione pubblica cinese: si ritengono a rischio gli investimeni nel calcio rispetto a quelli nel settore dell'edilizia e immobiliare. Le autorità sono attente all'orientamento del pubblico e per questo potrebbero arrivare dei disincentivi. Non a caso, il salary cap è stato introdotto dopo le critiche dei ceti sociali medio bassi allo stipendio di Tevez da 38 milioni a stagione. Milan e Inter hanno scelto questa strada, ma gli investimenti del calcio sono legati ai risultati, e potrebbe esserci un'inversione di tendenza. Spesso le proprietà cinesi non sono preparate a gestire le società di calcio. Suning sì, è in grado perché aveva fatto già calcio, ma ci sono gruppi che a volte si affidano a dei manager non sempre scelti bene. I cinesi portano soldi, ma non tradizione ed organizzazione. Al momento non vedo grandi miglioramenti. Ad esempio, in Spagna non hanno fatto grandi cose e non mi riferisco solo ai risultati sportivi: mancano gli investimenti nel settore giovanile». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero