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TOKYO Se una mano gigante sollevasse da terra San Marino e lo poggiasse sopra Tokyo, il piccolo stato incastonato tra Emilia Romagna e Marche risulterebbe minuscolo rispetto alla megalopoli giapponese. Eppure, dimensione molto ridotta del territorio non significa ambizioni ridotte: alle Olimpiadi la Repubblica biancazzurra si è presentata con ben cinque atleti (lo stesso numero di nazioni ben più estese come Bolivia e Oman). Per quanto non lo si voglia dichiarare, l’obiettivo è provare a conquistare la prima medaglia del Titano nella storia dei Giochi.
UN SAMMARINESE DEL MICHIGAN
Myles Nazem Amine Mularoni farà di tutto per essere premiato prima dei suoi compagni di avventura: il suo terreno di caccia è la lotta libera, categoria 86 kg. «Sono onorato di competere per San Marino, uno stato con una piccola popolazione ma con un orgoglio enorme». Il futuro di Myles era scritto nel corredo genetico: suo nonno Nazem Amine prese parte alle Olimpiadi di Roma ‘60 (lottatore anche lui, ma peso leggero), e anche suo padre Mike ha un passato sulla materassina: «Non vedo il mio retaggio come un fardello, ma come una benedizione: sono nato per fare questo sport. Mio padre - che mi allena praticamente da sempre - e mio nonno mi hanno insegnato cosa significhi tenere l’asticella alta». L’infanzia e l’adolescenza Myles le ha trascorse negli Usa, dove è nato: all’Università del Michigan ha messo in luce le sue doti, ma poi dopo alcune gare con le giovanili a stelle e strisce ha scelto la nazionalità sammarinese, quella di sua madre Marcy. Il 24enne ama senza distinzioni le due nazioni che gli scorrono dentro: «Gli Stati Uniti sono un grande Paese, mi hanno dato l’opportunità di rendere al meglio grazie ad allenatori di livello mondiale. Quando sono a San Marino mi sento veramente a casa, le persone sono così ben disposte con me. E adoro il suo paesaggio». Quando non si allena, Myles sa cosa fare: «Amo la natura, andare a fare trekking o nuotare. A Olimpiadi finite vorrei fare un bel campeggio». E se - per caso - tornasse con una medaglia al collo, ancora meglio: «Festeggerei a San Marino col suo popolo e la mia famiglia. Sarebbe un sogno diventato realtà».
LA CECCHINA DEL MONTE TITANO
L’altra atleta biancazzurra più conosciuta è una donna con due vivaci occhi chiari e mira infallibile: «Per me San Marino vuol dire famiglia, affetti, sport, vita».
Il Messaggero