Bacosi, l'oro sfuma per un piattello: «Così brucia. Mi rifarò a Parigi»

Diana Bacosi
TOKYO La dea della caccia non smette di frantumare piattelli e di calcare il podio olimpico. Cinque anni dopo, mamma Diana Bacosi è ancora sulla linea di tiro a duellare...

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TOKYO La dea della caccia non smette di frantumare piattelli e di calcare il podio olimpico. Cinque anni dopo, mamma Diana Bacosi è ancora sulla linea di tiro a duellare con atlete più giovani di lei. Ha 38 anni, un figlio di 12, ma non ne vuol sapere di mollare. Così l’argento dello skeet che le penzola al collo ha un sapore ancora più bello dell’oro di Rio 2016. «Avevo voglia di confermarmi, di far vedere che sportivamente ho ancora tanto da fare. Sono seconda, ho perso l’oro per un piattello, ma sono più che soddisfatta». La tiratrice nata nel 1983 a Città della Pieve, cresciuta a Cetona, in provincia di Siena, e oggi residente a Pomezia, dedica la medaglia a tutti gli italiani «perché conoscendo i nostri caratteri abbiamo sofferto tanto il non poter stare insieme. Abbiamo resistito, reagito alle difficoltà e ora ci meritiamo di ripartire».


RIPARTENZA
È stata la parola chiave per una tiratrice che durante il lockdown ha rischiato di andare in tilt: «Mi sono bloccata, non riuscivo a ritrovare la gioia nell’andare all’allenamento. Mi sono rinchiusa in casa e non uscivo per niente. Avevo paura di contagiare mio figlio». Sì, perché il più grande tifoso di Diana è Mattia, che dall’Italia ha seguito tutti i colpi della madre, anche di notte. Sport e maternità sono andati sempre a braccetto per la Bacosi, che è riuscita a conciliare i due mondi mettendo la famiglia al primo posto. «Da quando è nato mio figlio, lui è venuto primo di tutto, quindi durante la sua infanzia stare lontano da casa mi è pesato, perciò ho cercato di limitare le assenze. Ora è cresciuto, non è più un bambino, capisce che la mamma deve dedicare tanto tempo all’allenamento».
LA GARA
Eccellente in qualificazione, la Bacosi ha perso l’oro, finito al collo della statunitense Amber English, negli ultimi dieci piattelli della finale quando la testa le ha giocato un brutto scherzo: «Non riuscivo a concentrarmi, forse perché ho pensato troppo alla vittoria». 

Cinque anni fa in terra carioca l’Italdonne dello skeet fece doppietta, stavolta in finale c’era solo la dea Diana, perché Chiara Cainero non è entrata nelle migliori sei: «Mi è dispiaciuto tanto per lei, ma mi ha fatto molto piacere che sia venuta subito ad abbracciarmi al termine della finale, l’ho apprezzato». Le prime cose che farà al rientro in Italia, racconta Diana, saranno «riabbracciare mio figlio e mangiarmi un piatto di pasta», dopodiché la testa sarà rivolta subito a Parigi 2024, perché di smettere non c’è alcuna voglia: «Il tiro è una sfida all’ultimo colpo, non puoi abbandonarlo mai». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero