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Nel giorno di Federica Pellegrini, quello della finale, delle lacrime e dell'addio alla vasca, la stessa che l'ha portata a essere "La Divina", l'Italia porta a casa altre tre medaglie e, purtroppo per noi, ancora una volta non c'è il metallo più prezioso: solo, si fa per dire, un argento e due bronzi. Canottaggio quattro senza maschile, Federico Burdisso e la sciabola a squadre maschile rimpinzano il medagliere azzurro, che sale ora a quindici trionfi a Tokyo 2020. Tre storie diverse, tutte da raccontare e da rivivere, tra passato e futuro.
Italia, le medaglie
Subito dopo Fede, è arrivato un altro Fede. Cognome e stile diverso (anche genere sessuale, in effetti), ma la stessa passione: l'acqua, e le medaglie. Burdisso, diciannovenne di Pavia, è subito bronzo nei 200 farfalla nella notte italiana e nella mattinata di Tokyo. Un successo a cui lui neanche crede, anche se, ammette, poteva fare di più. L'ansia e le preoccupazioni, si giustifica, intanto è già là: nell'Olimpo dei grandi. Ed è proiettato nel futuro.
Sveglia presto e pronti via. Oppure no: Bruno Rosetti, canottiere di Ravenna, è positivo al Covid. Nonostante il vaccino, entrambe le dosi, e la bolla delle Olimpiadi. Panico, ma neanche troppo, perché nella finale del quattro senza del canottaggio entra in gioco Marco Di Costanzo. E anche qua, la stessa cosa: terzo posto e gradino più basso del podio, ma anche un'altra medaglia per il team Italia. I compagni pensano subito a lui: sfortunato.
L'ultima favola (e medaglia) è arrivata in semifinale, stranamente. Aldo Montano, campione olimpico ad Atene 2004, riserva d'oro della sciabola maschile, 42 primavere sul groppone, trascina assieme a Enrico Berrè e Luca Curatoli (e prima ancora a Luigi Samele, argento nell'individuale) la scherma nel posto che merita: la finale a cinque cerchi. Contro l'Ungheria la rimonta, con la Corea del Sud una passerella quasi ma che vale l'argento e la fine di un percorso per lo sciabolatore di Livorno. Chapeau.
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Il Messaggero