Nuoto, Barelli al governo: «Subito 3-400 milioni o chiudiamo»

Nuoto, Barelli al governo: «Subito 3-400 milioni o chiudiamo»
«Non ci sono più, se mai ci fossero stati, i "presidenti di mano destrà", quelli che mettono mano al portafoglio per far andare avanti le...

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«Non ci sono più, se mai ci fossero stati, i "presidenti di mano destrà", quelli che mettono mano al portafoglio per far andare avanti le società sportive. Noi siamo un servizio per il paese e con il Covid si è visto quanto sia importante l'attività motoria di base: ora ci servono subito 3-400 milioni a fondo perduto altrimenti le società sportive chiudono». Paolo Barelli, rieletto sabato scorso per un altro mandato -il sesto- alla guida della Federnuoto, parte alla carica e mette da subito in mora il governo: «nella riforma dello sport è stato completamente omessa la parte sulle società sportive, si è ragionato solo in termini di mandati. Magari serviva uno slogan da spendere politicamente, e questo lo lasciamo volentieri alla politica. Il tema invece è valorizzare assolutamente il ruolo delle società sportive, è il punto centrale, altrimenti sono tutte chiacchiere. L'ossatura dello sport nel nostro paese sono le società sportive, soprattutto quelle dilettantistiche».


«I nostri impianti vanno ad acqua calda e cloro, se non ci sono i soldi per pagare le bollette le piscine chiudono, questo deve essere chiaro. Già con il 30-40% in meno di iscritti le bollette non si possono pagare più. E dei circa 2 miliardi che servono allo sport nel suo complesso, a noi servono tra i 300 e i 400 milioni, abbiamo fatto i conti. Poi ai grandi campioni come Pellegrini, Paltrinieri, Setterosa e Settebello ci pensiamo noi: è al resto che il governo deve pensare». «Le società sono il presidio per l'attività motoria e sportiva, e la riforma del governo -ribadisce Barelli- non tocca questo argomento, invito il governo a riflettere. Che poi vengano dal recovery fund o altro non importa, bisogna mettere mano al portafoglio: le società sono alla canna del gas. Noi forniamo un servizio al paese, e il paese ora deve ricordarsene: è arrivato il momento».
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Il Messaggero