Maratona, la Iaaf vieta le scarpe dei record: «Funzionano come delle molle»

Eliud Kipchoge
Dopo i costumoni che lanciavano i nuotatori verso nuovi record e i body dei cronoman, adesso a finire nell’occhio del ciclone del doping tecnologico, ci sono le famose Nike...

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Dopo i costumoni che lanciavano i nuotatori verso nuovi record e i body dei cronoman, adesso a finire nell’occhio del ciclone del doping tecnologico, ci sono le famose Nike Zoom Vaporfly, usate dal campione del mondo della maratona Eliud Kipchoge. A quanto pare le scarpe indossate da Kipchoge, offrirebbero troppi vantaggi nella lunga distanza. La controversia nei confronti delle scarpe nasce dalla composizione in schiuma e fibra di carbonio della suola, che agisce come una molla, dando ai corridori una spinta in più a ogni passo. Alcuni esperti parlano di un vantaggio per il corridore vicino al 4%. Queste formidabili scarpe sono le stesse che Kipchoge indossava lo scorso 12 ottobre a Vienna, quando corse per la prima volta nella storia una maratona sotto le due ore (1h59’4), record non ufficializzato dalla federazione internazionale per gli aiuti, tecnologici e non, a disposizione del keniano. Il giorno dopo il suo successo, la connazionale Brigid Kosgei, con le stesse scarpe, aveva infranto il record mondiale femminile, correndo in 2h14’04 a Chicago e abbattendo il primato della britannica Radcliffe, che resisteva da 16 anni. Insomma, le Nike Zoom Vaporfly non sarebbero solo un gioiello per il marketing, quanto piuttosto un vero caso di doping tecnologico. Per la fine del mese Nike dovrebbe fornire uno studio sulle scarpe, in cui saranno dimostrate tutte le caratteristiche. Intanto non è tardata ad arrivare la risposta di Eliud Kipchoge, detentore del record del mondo di maratona, conquistato a Berlino nel 2018. «Le scarpe non fanno miracoli e devono essere considerate come le gomme di una macchina di Formula 1 - ha detto - e la macchina è guidata dal pilota, non dai pneumatici. La tecnologia va avanti, questo è innegabile, ma per vincere una corsa serve sempre la potenza dell’uomo». 


LA IAAF INDAGA

La Iaaf, la federazione internazionale di atletica, sulla vicenda ha aperto un’indagine per capire se bandire queste scarpe. Un comunicato dovrebbe essere diramato nei prossimi giorni, in cui le scarpe utilizzate da Kipchoge e dalla Kosgei, potrebbero essere vietate. Le Nike utilizzate dai due atleti - personalizzate, e quindi non uguali a quelle che si trovano in commercio - sono solo l’ultimo esempio di mezzi hi-tech capaci di migliorare le performance degli atleti in gara. Ci sono stati i costumoni nel nuoto, che offrivano capacità di galleggiamento troppo elevate. Poi si è passati al ciclismo con i body della Sky, capaci di alterare le prove a cronometro, fino ai calzini usati dai cronoman. Si è indagato persino sulle aste dei saltatori. Per dei precedenti che accendono più che mai il dibattito sul confine della tecnologia applicata allo sport. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero