OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il presidente Andrea Agnelli fa gli onori di casa all’Allianz Stadium per la tavola rotonda
“Le seconde squadre in Italia e in Europa, modello per il futuro?”, alla presenza del presidente Figc Gabriele Gravina, Francesco Ghirelli, Presidente della Lega Pro, Lorenzo Casini, Presidente della Lega Serie A, Umberto Calcagno, presidente dell’AIC. Una discussione sul tema seconde squadre, con la società bianconera prima (e fino al momento) in Italia a investire sul settore. «È un tema di grande attualità - l’introduzione di Gravina -. Mi auguro possa essere uno degli elementi in grado di dare al calcio italiano una risposta concreta alle contraddizioni di sistema. La nostra Nazionale ha assistito ad una dispersione del talento, i dati evidenziano la nostra criticità. Il progetto seconde squadre fa bene alla Nazionale e alla Juventus. I calciatori Under 21 sono solo l’1% del nostro campionato, a dimostrazione che c’è qualcosa che non torna. È sotto gli occhi di tutti che una società che ha creduto in questo progetto ora può calcolare gli effetti positivi. La mia preoccupazione è legata al valore dei numeri: se nel campionato Europeo Under 21 siamo passati da 34mila minuti giocati dai nostri ragazzi alla metà. A livello di Champions il minutaggio di un Under 21 è 5 minuti, rispetto agli 8mila della Francia. Abbiamo la responsabilità di capire se le norme che abbiamo adottato sono valide. Oggi c’è preoccupazione in Italia nei rapporti, tra B e C. Bisogna vedersi in tempi rapidi, entro 60 giorni dobbiamo dire cosa bisogna fare per avere una seconda squadra. Altrimenti non arriveremo mai ad una conclusione. L’Italia è la quarta forza a livello internazionale, ma siamo terzultimi per quanto riguarda l’utilizzo dei giovani formati in casa (5,2 %). Dobbiamo creare gli strumenti per favorire questa crescita».
LA VISIONE DI AGNELLI
«Il passaggio in seconda squadra è utile sì per la Juventus, ma anche per la sostenibilità creandosi giocatori in casa. Poi si danno giocatori come Miretti e Fagioli alla Nazionale - spiega Agnelli -, ma anche di 7/8 giocatori in pianta stabile in Under 20. Siamo arrivati alla costruzione di un progetto che sapevamo ci avrebbe portato i suoi frutti dopo 3/5 anni. Marchisio ad esempio non avrebbe mai giocato nella Juventus con Emerson e Vieira a centrocampo, senza una situazione contingente».
IL PENSIERO DI GHIRELLI
«Il nostro è un Paese che fatica a innovare, anche nel calcio, e nel raccogliere un segnale in questa direzione. Abbiamo fatto questa riflessione in un momento particolare: dall’altra parte del mondo si svolge un Mondiale - prosegue Ghirelli -, quindi era il momento giusto per parlare di seconde squadre e settore giovanile, asset fortissimi. Bisogna vedere le esperienze che si vanno compiendo, penso a quella francese. Lì c’è un rapporto molto forte con i club, una cultura multietnica fortissima che ha permesso alla Francia di arrivare poi alla vittoria del Mondiale».
CASINI ASPETTA SEGNALI
«Perché dopo 4 anni solo una società ha scelto la seconda squadra? La risposta sono una serie di problematiche, come ad esempio i costi.
Il Messaggero