NBA, è guerra tra franchigie: telefonate a go-go per violazioni del protocollo

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La fase finale dell'Nba nella 'bollà anti-Covid di...

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La fase finale dell'Nba nella 'bollà anti-Covid di Disney World Orlando - al centro dell'epidemia Usa - non è ancora cominciata, ma la guerra dei nervi tra le 22 franchigie del basket professionistico statunitense è attivissima. Lo lascia capire la serie di chiamate al numero di denuncia anonima per le violazioni del protcollo antiCoronavirus, che ha portato a qualche ammonizione a giocatori 'indisciplinatì in questi ultimi giorni. L'NBA ha messo in piedi una linea telefonica anonima a cui gli stessi giocatori e gli addetti ai lavori possono rivolgersi per segnalare chi non sta seguendo il protocollo o evita di utilizzare i dispositivi di sicurezza messi in piedi per evitare la diffusione del Covid-19 all'interno della bolla di Disney World a Orlando. Nelle ultime 24 ore, rivelano i media americani, sono state numerose le chiamate e che alcuni giocatori. Tra i giocatori ammoniti per il mancato uso della mascherina o la violazione delle regole sul distanziamento sociale c'è ad esempion Dwight Howard, centro dei Lakers, colpevole di non aver protetto il naso e la bocca e di aver continuato a muoversi all'interno dell'hotel senza preoccuparsene. Lo ha raccontato lui stesso ai giornalisti durante la conferenza stampa con i media, spiegando di essere anche stato ammonito e diffidato dal replicare un'atteggiamento del genere. C'è chi invece scherzando - ma non troppo - su questa novità, ha sottolineato di aver trovato il modo di far aumentare in maniera considerevole le possibilità di vincere il titolo NBA dei suoi Clippers: «Ho segnalato LeBron James ieri sera - commenta sorridente Doc Rivers, coach dei Clippers - oggi tocca a Popovich. Sto cercando di tirare dentro tutti quanti, il mio obiettivo è quello di restare l'unica squadra al completo a poter scendere in campo». E poi aggiunge serio: «Non ci stiamo confrontando con una situazione normale: il Covid-19 è molto contagioso, dobbiamo essere intelligenti e capirlo. Vogliamo fare il nostro lavoro e avere un riferimento a cui rivolgersi può essere di supporto»
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Il Messaggero