Tutti di cattivo umore. Eccoli i barricaderos del ritiro. Sanno di averla fatta grossa, ma non sono per nulla pentiti. Nessuno che pensa sia il caso di fare mea culpa, nessuno che...
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VIA D’USCITA
Lo strappo coi calciatori è netto ma c’è anche un segnale di tregua (forse armata) con Carlo Ancelotti. «Si precisa di aver affidato la responsabilità decisionale in ordine all’effettuazione di giornate di ritiro da parte della prima squadra all’allenatore delle stessa». Difficile capire perché sia necessaria questa precisazione. Forse, una modo per responsabilizzare ancor di più l’allenatore di Reggiolo davanti ai calciatori. Di sicuro, Ancelotti ora è una sorta di re Travicello, che sembra aver perduto tutta la sua autorevolezza al cospetto dello spogliatoio. A cui non rivolge neppure la parola in mattinata, quando arrivano all’allenamento. Al di là delle voci che si rincorrono per tutto il giorno, De Laurentiis ha messo in discussione la sua panchina. Si è parlato anche di come fare piazza pulita dello spogliatoio di rivoltosi: gennaio è vicino ed è evidente che quelli che vengono considerati tra i fomentatori della «ribellione» verranno ceduti. E su tutti Callejon e Mertens. Poi verrà l’estate e l’epurazione sarà completata.
Nella lunga telefonata tra De Laurentiis e Ancelotti si è soprattutto parlato di un gesto che al patron non è piaciuto: quello di Carlo che si è schierato con la squadra pubblicamente il giorno prima, dicendo di non essere d’accordo con la decisione presidenziale del lungo ritiro. E il comunicato emesso nel pomeriggio è un modo per dire: visto che il tecnico è convinto di avere tutti i mezzi per uscire fuori da questa bufera, faccia come meglio crede. Oggi, l’allenamento al San Paolo sarà aperto solo agli abbonati: niente stampa e tv.
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Il Messaggero