Ha atteso dieci anni, ma alla fine eccola la soddisfazione più bella della sua carriera di emigrante del pallone. Per Stefano Napoleoni, romano partito dall'Italia per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
GLI ALBORI
I primi calci a un pallone, Stefano li ha dati nel Tor di Quinto di Paolo Testa. Poi, nel 2006 il trasferimento (che allora fece notizia...) in Polonia, al Widzew Lodz: «Ho seguito una proposta di Zibì Boniek che mi aveva visto giocare a Roma e segnare tre gol in una partita. In Polonia ho trascorso due buone stagioni ricche anche di soddisfazioni». Al termine delle quali c'è stato il viaggio in Grecia, prima al Levadiakos e poi all'Atromitos, (143 presenze e 42 gol totali) dove ha avuto modo di debuttare anche in Europa League. «Anche quella è stata una belle esperienza, che mi ha formato sia come uomo che come giocatore», ricorda Stefano, tornato in Italia per qualche giorno di vacanza e riabbracciare la famiglia.
CON ADEBAYOR
La Turchia è diventata la sua nuova casa calcistica nel gennaio del 2016. L'Istanbul Basaksehir l'ha voluto per fare coppia nientemeno che con Adebayor. Dieci le reti segnate in una stagione e mezza, secondo posto in classifica e qualificazione in Champions: «Fino alla fine siamo stati in corsa per vincere il campionato, ma c'è mancato qualcosa. Ci proveremo nella prossima stagione questo è sicuro. Ora però dobbiamo concentrarci sui preliminari di Champions League, anche se per qualche giorno mi godo Roma e le mie sorelle, Silvia e Claudia, e la gioia di riabbracciare il presidente Testa , Moretti e Guarracino al Tor di Quinto». L'idea di tornare a giocare in Italia l'ha quasi abbandonata. «Non ci penso più come una volta. Tifo Roma e sarebbe stato un sogno poter indossare la maglia giallorossa, anche se l'unica possibilità di restare a casa l'ho intravista da ragazzo, quando ho rischiato di finire alla Lazio. Purtroppo, però, in Italia il talento a volte da solo non basta perché si inseriscono altre dinamiche a volte incomprensibili». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero