Da delizia a possibile croce. Dal sorriso convinto mostrato a fine agosto a quell’occhiataccia cattiva a Inzaghi nella notte di Bucarest, dopo la sostituzione. Segnale...
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Il portoghese, ovviamente, si aspettava una gestione diversa delle sue presenze nella Lazio. Forte del suo curriculum e della sua esperienza, l’ex United forse pensava di giocare di più con la maglia biancoceleste. Ma gli infortuni (al ginocchio appena arrivato da Valencia e poi alla coscia) non hanno agevolato il suo inserimento negli schemi di Inzaghi, ma quelle volte in cui il tecnico gli ha dato fiducia Nani non ha fatto granché per ripagarla. Il continuo raffronto con Klose, altro grande campione arrivato alla Lazio dopo la trentina, non lo ha aiutato. Il tedesco “bruciava” l’erba del campo, il portoghese non riesce a metterci lo stesso furore.
Soltanto in tre occasioni (Benevento, Chievo e Udinese) Nani ha offerto ottime prestazioni; per il resto, invece, non ha mai lasciato il segno. Contro Chievo e Udinese, erano anche arrivati i gol, ma non sono bastati a spingere Inzaghi a rinnovargli la fiducia. Al punto che i sette minuti concessigli dal tecnico a San Siro hanno accentuato il malumore del portoghese. Che, nonostante il lavoro costante negli allenamenti, non è riuscito a trovare argomenti convincenti per Inzaghi neppure a Bucarest, dove ha offerto una prova abulica. Al punto che Inzaghi l’ha tolto, facendolo arrabbiare. La società, nonostante il pressing dell’agente Fifa Pastorello, sta ora seriamente pensando se sia il caso o meno di tirar fuori 8 milioni di euro da dare al Valencia per il riscatto. Fino a due settimane fa era un discorso quasi scontato. Adesso no.
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Il Messaggero