Mourinho l'equilibrista: «Battiamo l'Udinese, ma non siamo una top squadra»

Mourinho l'equilibrista: «Battiamo l'Udinese, ma non siamo una top squadra»
Nessun sogno infranto, perché i sogni non ci sono, i grandi obiettivi nemmeno. Mou torna a combattere, difende e rilancia, riporta tutti sul filo dell’equilibrio. La...

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Nessun sogno infranto, perché i sogni non ci sono, i grandi obiettivi nemmeno. Mou torna a combattere, difende e rilancia, riporta tutti sul filo dell’equilibrio. La sconfitta di Verona gli dà fastidio ma non vuole che qualcuno dica che fosse «inaspettata»: la Roma è in costruzione, è incompleta, quindi tutto ci si deve aspettare, senza stupori. «Non siamo al livello delle altre. Io mi sono esaltato solo una volta, al gol nel finale contro il Sassuolo. Una in due mesi. Ci vuole equilibrio. Abbiamo tanto da lavorare. Non metteteci nello stesso gruppo di squadre che hanno finito la stagione con quindici o venti punti più di noi. Lasciateci tranquilli. Siamo candidati a niente, siamo candidati solo a vincere la prossima partita». Tutto chiaro. Mou fa da schermo, i toni giustamente sono diversi tra quelli usati nello spogliatoio e in pubblico. La squadra è stata adeguatamente rimproverata per l’atteggiamento sbagliato di Verona, ma davanti alle telecamere c’è il richiamo all’equilibrio, perché non è successo nulla. La Roma non ha perso 10 partite, ma una e la Roma non è il Real Madrid, il Psg o l’Inter. «Non trasformiamo la tristezza in depressione, ma in motivazione. Facciamo la nostra strada che è fatto di tranquillità e ambizione».


PRIMO BIVIO
L’Udinese stasera, domenica a Lazio. In poco tempo. Il turnover è roba per altri, per chi ha più opzioni e per l’ennesima volta, José lo fa notare, specie quando ammette che, ad esempio, Veretout e Cristante non possono riposare. Quando sostiene che uno come Calafiori, che è giovane e di prospettiva, ora va bene per la Roma ma non per i top club. Le preghiere a San Pietro perché nessuno si infortuni, la squadra di bambini denunciata dopo il Cska, Mou è sempre molto chiaro, la comunicazione è ben mirata, i Friedkin hanno ricevuto. Basta parlare di Verona («non voglio aiutare Gotti, sono cose che restano tra noi») anche se sa perfettamente che da lì si deve ripartire. «Segnare due gol in trasferta e perdere non è possibile. Quella partita la devi vincere, al massimo finisce in pari. Ma io non devo lasciare la gente diventare euforica per tre vittorie o depressa per una, due o tre sconfitte», specifica l’allenatore. Che stasera vuole vedere una reazione, una specie di trampolino per il derby di domenica, quello sì, il primo vero appuntamento di un certo livello, contro una squadra di pari qualità. 
LE OPZIONI

Qualche giocatore è acciaccato (vedi Abraham), altri devono fare gli straordinari e c’è chi addirittura non ce la fa (Viña). I cinque cambi, lo ha detto spesso il tecnico, aiutano, perché i calciatori, subentrando, possono fare un riposo attivo, con un minutaggio inferiore. L’ideale stasera è poter rinunciare presto a chi ha giocato sempre o quasi, come Veretout e Cristante o lo stesso Mancini, che nel derby servirà fresco e lucido. E poi Mou nemmeno si fida troppo dell’Udinese. «Ha preso uno schiaffo nel risultato, ma non nel gioco, avendo affrontato un Napoli bravissimo, prendendo gol da palle inattive, il primo poi è stato un po’ strano. Ma l’organizzazione di gioco, quello che hanno fatto dalla Juventus fino all’ultima gara, c’è. L’Udinese è solida, sa fare danni agli avversari. Ha stabilità nel gioco, fisico, gente di gran qualità e creatività. È una squadra di livello, sarà una partita difficile per noi». Partita che la Roma non può fallire, sia perché arriva da una sconfitta sia per non arrivare al derby con il morale troppo basso, proprio per quel discorso di equilibrio che si dovrà cercare e che qui è sempre difficile trovare. E’ il compito di Mou, al di là dei risultati. Più che compito, la missione, in attesa di gennaio, quando la società, probabilmente, gli rinforzerà la squadra e gli consentirà nei momenti di grandi impegni di poter gestire i calciatori. Il finale con perla, sempre di Mou. «La stagione non è un’autostrada, ma una strada con le curve. Bisogna guidare sempre concentrati e tranquilli. È un’autostrada per squadre top come Bayern e PSG, che vincono ogni partita». La Roma è in curva, sempre. Stasera, domenica. Sempre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero